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rassegna bibliografica 293

più o men diretto ogni cosa, io affermo che il sacerdote non assai venerando non può non avere approfittato anco della conoscenza dovuta acquistare delle tradizioni e delle cerimonie religiose, e del linguaggio rituale; affermo che a quegli studii e a quelle consuetudini, avvertite quel tanto che era sufficiente a così mirabile ingegno, egli deve la coscienza, sempre più sicura, di quella proprietà che ammirasi ne’ suoi scritti; proprietà della quale erano custodi nel tempio e ne’ sacri cantici i sacerdoti, i giureconsulti nel foro e nelle formole civili solenni, nel santuario delle domestiche pareti le donne. Se non lo facevano flamine diale, io dico che Cesare non si sarebbe mai pensato di riformare il calendario di Roma e del mondo; pensata ben più seria e più degna d’imperatore, che non il decreto concernente le scene francesi , dato da Mosca. Intorno al comico Terenzio conservansi versi di Cesare, che in una parerla lo giudica da critico sovrano, intitolandolo Menandro ammezzato: e se il libro intorno all’Analogia delle parole ci rimanesse, sovrano filologo lo ammireremmo; come, se avessimo un’orazione di lui, orabunt caussas melius, Virgilio non avrebbe forse scritto de’ Greci. Ma certo è che a pensare del calendario lo doveva condurre da sé l’osservanza de’ fasti, parola che abbraccia e il sacro e il civile diritto, e le memorie che furono la vera vita di Roma: certo è che, nel suo grado di flamine, e’non poteva non fare un corso pratico di jus canonico; e le menti sue pari dalle particolarità della pratica ascendono di proprio moto a’ principii, come cade il grave, e come sale la fiamma. Forse dalla notizia delle leggi e religiose e civili gli venne e la perizia di saperle eludere, e l’avvedimento di non le infrangere gratuitamente; forse in cotesto egli ha più lasciate commettere iniquità che commesse: ma certamente, se ignorante della consuetudine, ne avrebbe commesse di più goffe e atroci. Gli uomini più benemeriti della civiltà quasi tutti appaiono informati del diritto religioso di quella nazione che intendevano reggere o riformare, anche quando gli si dimostrarono non riverenti. Numa, non Romolo, magnam legibus urltem fundabit, come dice il poeta; Mosè con Aronne compiscono l’uomo liberatore, in tutto l’oriente il sacerdote o governa o consiglia: nel cristianesimo stesso, che ingiunge