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292 | rassegna bibliografica |
milizia durata poi onorevolmente ma senza smania d’apparire, gli ora scuola, per via dell’ubbidienza, al comando; e così la vita del combattente e la vita del proscritto, gli si faceva palestra non solo a durar la fatica, ma, ch’è il meglio, a imperare sopra sè, non lasciarsi andare, nelle sregolatezze sue stesse, nè agli artifizii del freddo insidiatore, nè della sfrenata passione agi’ impeti prepotenti. Dal patire imparò a compatire, dal sostenere a astenersi. E quando l’ebbe richiamato a Roma il rumore di novità favorevoli al suo ingrandimento, e’ si seppe astenere dall’abbandonarsi tutto alla parte di Cinna, suocero suo, sperato buon appoggio in sulle prime. Svetonio con la severa, e forse calunniosa talvolta, interpretazione di cui Tacito è professore, dice che Cesare così facesse per non trovare a’ suoi fini pronte le opportunità immaginate: ma io soggiungerei che anco il senno e il sentimento del retto gli fosse consigliero di tale astinenza. E quando pure non ci si volesse riconoscere se non l’effetto del disinganno, il lasciare aperto l’adito alla verità apportatrice del disinganno, è accorgimento ai passionati difficile, e ne’ politici, ancorchè buoni, raro. Certo è che Cesare, tra gli uomini più dalla lieta fortuna tentati a illudersi e non governati da religiosa virtù, si dimostra forse il meno inebbriato di tutti: la quale serenità quasi fredda, se fa parere vieppiù mirabile la mente di lui, forse aggrava i morali e civili suoi torti.
Giacchè mi è caduto accennare a religione, dirò cosa che a molti suonerà paradosso, e pure io la credo. leggendo che Giulio Cesare all’età d’anni diciassette era già destinato a sacerdote di Giove, mi vengono in mente i destinati dal ventre materno cavalieri di Malta, e gli embrioni d’abati che in età di otto o nove anni, per diritto ereditario, vedevansi dianzi passeggiare in Italia le strade, in veste talare e cappello da prete. Il flamine diale era del flaminato il grado più alto; nè il giovanetto, mettendosi in capo il sacro cappello quasi cardinalizio, prevedeva l’alloro che, a ricoprire la sua calvizie e a scoprire le regie voglie, gli si destinava perenne corona; nè prevedeva che anch’egli, ucciso come tiranno e fatto dio, avrebbe il suo flamine, e ne lascerebbe a’suoi successori col titolo imperiale l’eredità. Ma, perchè agli uomini singolari si fa educazione e elemento di grandezza