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rassegna bibliografica 287

ancora più rettamente di quel ch’egli faccia, usando per norma al giudizio un senso di moralità più sodo e più delicato. E nella scarsezza di documenti con cui misurare la declinazione o piuttosto i passaggi della latinità, queste Vite meritano considerazione anche come letterario monumento: ma in tale studio non si è ancora esercitata la critica quanto poteva; dico, del discernere negli scrittori reputati men puri quanto d’aureo rimanesse, quanto sia da notare negli aurei di men puro o che così pare a noi. La posterità non s’è dimostrata riconoscente a Svetonio, al quale, in tanta superfluità di traduzioni, una sola è toccata del cinquecento; ma ora viene a opportunamente ammendare cotesta sconoscenza il signor professore Buggiani con le intelligenti sue cure, esemplarmente continuate per anni. Se difficile gareggiare col Davanzati e col Caro, non facile con Paolo Del Rosso; e se Virgilio e Tacito sono di Svetonio maggiori, ha Svetonio le difficoltà sue proprie ne’ pregi e ne’ difetti suoi stessi: senonchè forse lo stile è più corretto che di molti più grandi, è meno contorto che di taluni tra gli aurei con poco discernimento ammirati dai più in ogni cosa. Paolo Del Rosso non immeritamente è citato nel vocabolario italiano, come dicitore di franca toscanità: come traduttore, egli interpreta sovente il senso piuttosto che rendere la parola, prepone sempre alla fedeltà l’evidenza: secondochè i vecchi volgarizzatori sogliono dal dugento a tutto quasi il cinquecento, solleciti di far a tutti intendere l’autore loro, non di voler essi comparire maestri di rettorica bravi. Ma in quella libertà è più verace rispetto alle intenzioni dell’originale e alle idee; come nel non infinto pudore di donna onesta è più sicuro e più riverente il sentimento della fedeltà coniugale. Senonchè le parafrasi in Paolo Del Rosso abbondano oltre necessità, gli sbagli d’interpretazione non mancano. E però l’opera del signor professore Buggiani viene a noi non inutile, anzi da sapergliene grado. Paragoniamo.

«Dimissa Cossutia, flamen Dialis destinatus, quae, familia equestri, sed admodum dives, praetextato desponsata fuerat, Corneliam, Cinnae quater consulis filiam, duxit uxorem, ex qua illi mox Iulia nata est; neque ut repudiaret compelli a dictatore Sulla ullo modo potuit».