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246 | delle antiche relazioni |
Questa carta sembra dell’anno 1252 incirca. Un’altra del 27 dicembre 1253 mostra come i ghibellini si fossero poi piegati a trattare la paco, poichè il Comune garantisce che non sarebbe stato offeso l’arcivescovo Filippo nè gli ambasciatori di San Pietro in Vincoli che doveano venire fino all’ospedale di San Pietro de’ Crociferi o a porta Sisi, per trattare la concordia fra i Ravennati di dentro e di fuori (intrinsequos et extrinsequos)1, ciò è fra i ghibellini dominanti e i guelfi fuorusciti. E la pace fu conchiusa fra le principali famiglie che erano quelle degli Anastasi e degli Onesti che avevano titolo di duchi , dei Sassi, dei Bichi, dei Pochepenne, dei Gennari, dei Frigi, dei Ghezzo, dei Gervasi e specialmente dei Polentani, dei Traversari che erano emule. - Ritornarono i fuorusciti e riebbero i loro beni; furono riordinati o rifatti gli statuti municipali dove in fine del libro IV si dichiarò immutabile l’accordo stabilito fra i procuratori delle fazioni, sanzionato dall’arcivescovo Filippo, per cui erano perdonate a vicenda le rapine e le ingiurie, dal tempo della presa di Ravenna dai conti di Bagnacavallo (Statuti, ccclxvi-viii).
VI. E fu in questi anni che morta Traversara nipote di figlio di Paolo Traversari, Stefano suo marito figlio del re d’Ungheria e fratello per parte di padre di santa Elisabetta, rimase privo dei beni di casa Traversari di cui fin allora avea goduto, e lasciata Ravenna andò a Venezia. - Gli storici ricordano il suo terzo matrimonio con Tommasina Morosini; la cronica di frate Salimbene da Parma suo contemporaneo riporta vari particolari sopra di quest’uomo tanto agitato fra diverse fortune ed aggiunge che morta la Traversari da Ravenna riparò a Venezia dove morì poverissimo in altissima paupertate et stimma miseria ultimum diem clausit2: ma delle