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fra venezia e ravenna 241

tinuava a cadere, un frate domenicano entrava nella tenebrosa città. [Famosa predica di S. Pietro Martire.] Accolto dai sacerdoti che abitavano presso a S. Giovanni Battista, diceva essere venuto per predicare, e li pregava di darne annunzio con le campane. Si rifiutarono dapprima quei preti dicendo che per lo freddo e per lo impedimento della neve pochissimi sarebbero venuti; ma insistendo il frate, per acchetarlo gli promisero che in sull’alba avrebbero suonato, andasse intanto a riposare dal lungo cammino.

Poco dopo alcuni cittadini accorrono alla chiesa e dimandano ai preti perchè avessero acceso un gran fuoco sul campanile, ed essi in prima risposero dicendo se mai sognassero, poi moltiplicatasi la gente e le dimande, guardarono, e scorsero una lucida fiamma sull’acuto cono della sacra torre. Stupefatti allora dalla novità del miracolo, dissero che quello era fuoco celeste che annunziava la santità dell’ospite che in quella notte era capitato, che tutti accorressero il dì vegnente ad udirlo. E la mattina comparve in sul pulpito quel Pietro Veronese del quale era già grande la fama, e predicando egli perdono e pace, molti picchiavansi il petto, prorompevano in lacrime ed uscivan dal tempio ad abbracciare il nemico, a restituire il mal tolto, a riparare le offese, sì che per più giorni parea che fosse venuto in Ravenna il regno di Dio. Ma non per questo furono aperte le porte al legato pontificio, non per questo fu più grande il timore della scomunica.

La chiesa di S. Giovanni Battista (detta oggi di S. Giovanni delle Catene) era stata murata a quanto pare nel V secolo da un Badoero profugo dalla Venezia: fu rifatta nel 1683 nel luogo dell’antica, della quale non rimane che il campanile rotondo con quell’antico cono che si credette vedere illuminato da fiamma celeste per la venuta di S. Pietro Veronese, il quale, come è noto, fu poi morto dai ladroni in Lombardia, e col nome di S. Pietro martire, ebbe onore di templi e di altari. La