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230 delle antiche relazioni

d’Italia in questo secolo: prima l’arbitrato supremo accordato ai monaci in questioni tutte civili e giuridiche, seconda l’approvazione di questi patti non solamente in duo liberi Consigli, ma ancora nella chiesa maggiore al cospetto del popolo, poichè da esso furono sanzionati e pubblicamente giurati in suo nome.

Conchiusa nella prima metà di dicembre del 1234 pare che tale concordia dovesse aver vigore sino al!a fine del 1239: non si trova con quanta fedeltà fosse mantenuta, nè se trascorso il termine venisse confermata, come sembra probabile, poichè non ne fu stretta un’altra sino al 1251. [L’arcivescovo di Ravenna contende coi Veneziani.] Certo è che primo a lamentarsi de’ Veneziani fu l’arcivescovo di Ravenna al quale essi impedivano di portare liberamente a’ suoi castelli il sale e l’altre derrate. L’arcivescovo ebbe ricorso a papa Gregorio IX che scrisse al vescovo di Ferrara ed all’abate di Pomposa pregandoli di ottenere dalla signoria Veneta che più non molestasse l’arcivescovo. La lettera papale rimane nell’archivio arcivescovile di Ravenna1.

VI. I cinque anni che corsero dal 1235 al 1240 non rimasero memorabili nè per chiari fatti nè per riposata pace. Nè qui entrerò a discorrere delle guerre, delle rapine incessanti nelle quali le città romagnuole si travagliarono le une le altre circa questo tempo infino a che nell’agosto del 1237 non giunse in Italia l’imperatore Federigo II ad inasprire le lotte fra i ghibellini ed i guelfi.

Incominciarono allora quegli assedii, quelle eroiche difese, quelle espugnazioni e carneficine crudeli che si leggono in ogni libro di storia italiana e che fruttarono poi tanto odio agli imperatori tedeschi. Ma funesta più che ogni altra crudeltà fu a Federigo quella contro a Giacomo Tiepolo figliuolo del doge di Venezia e podestà di Milano, che preso alla battaglia di Cortenuova fu mandito in Puglia e fatto pubblicamente impiccare. Imperoc-

  1. Capsa L. n.° 5304.