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fra venezia e ravenna |
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pervenute mai per modo ad arte veruna ai Padovani. Ed a più forte ragione si farebbe questo per le merci che nel porlo o nella città di Ravenna potessero avere i Padovani, e per quelle che a loro sarebbero potute pervenire. Che ai Veneziani sarebbe lecito di stare con le loro navi nei porti di Ravenna purché non avessero recato offesa ad alcuno entrati che fossero nel porto Badareno. Che chiunque fosse incontrato mentre portava sale dai porti di Cervia contro il bando del doge di Venezia perdesse il carico e gii fosse arsa la nave, e così si facesse pure a chiunque fosse incontrato andare dal Badareno verso Venezia con sale di Cervia contro il bando dei Ravennati. Che per le ruberie ed i danni recati dall’una parte e dall’altra negli ultimi quindici anni entro i territori di Ravenna e di Comacchio e nel distretto di Venezia dalla fossa di Loredo in su, sarebbero eletti a Loredo due arbitri tanto dai Ravennati come dai Veneziani, e «e questi quattro fossero discordi, l’abate di Pomposa sarebbe quinto e deciderebbe siccome mediatore giudicando presso il capo di Goro. Se l’abate non avesse potuto o non avesse voluto entrare nel giudizio, sarebbe eletto un frate da ciascuna parte, l’uno sarebbe de’ Predicatori l’altro dei frati Minori, e questi avrebbero designato il giudice in luogo dell’abate. La sua sentenza sarebbe proferita prima della pasqua di resurrezione prossima ventura, e dentro il mese successivo ambo le parti avrebbero dovuto risarcire i danni, e il doge od i suoi messi muniti di officiale scrittura, avrebbero ricevute le restituzioni. - Le cose notoriamente depredate sarebbero restituite dagli abitatori del luogo dove la violenza fu commessa a coloro che ne erano stati dispogliati, purché non fossero stati assaliti e rubati da pirati Slavi, Genovesi o Pisani dalla fossa di Loredo verso Venezia. Che i Ravennati sarebbero salvi e sicuri in Venezia negli averi e nelle persone loro, purché avessero pagato i dazj ai quali ab antico- -erano sottoposti, e fossero