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fra venezia e ravenna 225

telli procedano salmeggiando due a due con la bianca sopravvesta.

[Freddo e carestia nel 1234.]

III. Raccontano varie cronache, e specialmente quella del Sigonio, che nel verno dell’anno 1234 il Po da Cremona a Venezia era sì fortemente gelato che vi passavano sopra i carri: che le viti, gli ulivi, i noci si seccarono, che molte persone rimasero morte pel freddo e che poscia colti da incognito malore a migliaja perivano in molte parti d’Italia i buoi e gli altri animali domestici. «Seccò il pineto di Ravenna, i fichi gli ulivi e le viti, sì che nel vegnente anno molti celebrando le nozze non bevevano che acqua». - Così Ricobaldo Ferrarese1.- «Regnò così fiero freddo «dice il Pasolini» che congelossi il vino nelle botti in tal maniera che difficilmente rompevasi, per lo che seccaronsi tutti li pini delle pignete ravennati. Molti huomini ancora per il freddo eccessivo perdettero le dita de’ piedi2 ec.»; ed insieme al Bonoli ricorda che una grande carestia afflisse Romagna tutta, e che per colmo d’ogni male le discordie civili in essa e soprattutto in Ravenna infierirono oltre l’usato.

Era allora arcivescovo Tederico e podestà di Ravenna Bonaccorso da Palude.

Il primo, con esempio allora non infrequente, non attendeva alla sua diocesi e trattava col pontefice del come condurre la crociata nella Siria, e da due diplomi che il Rossi riporta per intero dall’archivio Orsiano3, apparisce che Tederico fu poscia legato apostolico in oriente ove l’imperatore lo fece suo nuncio il 7 agosto 1234, lo che fu però negato da alcuni storici. Il secondo strinse un Patto con la repubblica di Venezia nel modo che segue.

[Primo Trattato fra Venezia e Ravenna.] IV. A 3 dicembre 1234 un Guido Micheli procuratore (syndicus) del potestà e del Comune di Ravenna

  1. Muratori, Mon. Rer. Ital. IX, col. 128.
  2. Lib. VII, pag. 189.
  3. Lib. VI, pag. 407.