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dei genovesi 219

De’ varii funerali ai Dogi abbiamo distinte memorie nei già ricordati volumi dei Cerimoniali; ma basterà rilevarne quanto si riferisce a quelli di Francesco Maria Sauli, conciossiachè il dire patitamente d’ognuno ci condurrebbe a ripetere le medesimo cose.

Adunque il 19 maggio 1699 «alle hore dieci, subito che dal Maestro di Cerimonie si ebbe l’avviso del suo transito, si fecero suonare tutte le campane della città.... A cagione della corpulenza e della stagione calda, si fece imbalsamare il corpo del defunto. Indi si espose in sala de’ Tedeschi, che porta ne’ salotti dell’Audienza. Fu apparata la stanza tutta di baiette nere, con strato in terra simile. Era il corpo esposto sovra un piccolo catafalco coperto di tele d’oro e nere, vestito del robbone rosso e berretto ducale, con collare, le mani distese in bell’atto con guanti. Sovra dei quattro canti v’erano quattro torchieri d’argento con sue torchio; a capo un grande Crocifisso d’argento con due candelieri a lumi pure d’argento a’ lati due paggi con ventarole con armi della


    bussolo» e vestito di gramaglie. Dopo la messa solenne «il spettabile dottor d’arti e medicina, messer Ottavio Boero. . . cantò un’oration funebre dove brevemente con voce querula, secondo la qualità dell’ufficio e del locho, recitò tutti i preclari gesti fatti dall’Imperatore».

    Nel vol. I dei Cerimoniali (fol. 203) si ha poi la descrizione de’ funerali di Filippo II (novembre 1598), ne’ cui apparati venne impiegato il pittore Cristoforo Grasso. E piena di curiosi particolari, e circa l’orazione vi si legge che fu recitata «dal magnifico signor dottore Lorenzo Conti, in latino da pochi intesa e manco gustata». Si aggiunge che «ad esso Conti fu dato baietta per farsi una veste longa e larga funerale, con cappello di feltro e collaro di camisa riverticato da dismuto (lutto), se ben volse da 20 lire in denari e non veste, come si fece al magnifico signor Ampeggi Chiavari, quando recitò quella per la Regina di Spagna».

    Ne’ volumi successivi degli stessi Cerimoniali si hanno pure descritte le altre pompe celebrate più o meno solennemente in casi consimili; ma il Gaggiero (Compendio, p. 61) osserva che per istraordinario apparato di magnificenza e parzialità si distinsero i funerali di Carlo III (gennaio 1789). «Ad una non mediocre altezza (egli scrive) fu innalzato un catafalco , circoscritto da due piramidi laterali in mezzo alle quali vedeasi il busto del Re defunto. Lunghe ed assai lusinghiere epigrafi leggevansi in fronte al catafalco medesimo».