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206 | delle feste e dei giuochi |
l'anno a marito; a sinistra i senatori per ordine d’anzianità1.
Or qui siami conceduta una intramessa, per notare come a siffatte allegrezze ed alle sontuosità del banchetto ducale, si piacessero di contribuire costantemente i Principi D’Oria con ricchi doni di caccia e numerosi capi di selvaggina. Di che ho notizie dalla squisita liberalità del ch. sig. comm. Antonio Merli, segretario meritissimo dell’Accademia Ligustica di belle arti, il quale va con rara assiduità ricercando l’Archivio di quello illustre casato, con animo di raccoglierne quanto gli possa giovare nella descrizione del superbo Palazzo di Fassolo.
Appena il decreto de’ Collegi avea stabilito il giorno della incoronazione, il Principe D’Oria ne rendeva partecipi i Commissari de’ feudi di Torriglia, Garbagna, Ottone, Santo Stefano, Gremiasco e Loano, ingiungendo loro di provvedere con ogni diligenza affinchè fosse fatta in quelle dipendenze una gran caccia da quanti erano atti a quello esercizio, ed inoltre si incettasse ne’ paesi circonvicini quel maggior numero si potesse di pernici e selvaggine senza limite alcuno di prezzo. Doveano quindi tener modo i Commissari che tutta la caccia per tal guisa adunata si trovasse alle porte della citta il dì stesso della incoronazione, quando si aprivano allo spuntare dell’alba; donde recata al Palazzo di Fassolo, venia quivi bellamente ornata e disposta. Acconciavansi i volatili in bacili d’argento (dodici per ciascun bacile), e le selvaggine, che per lo più solevano essere lepri, si sospendeano ad aste, numerandosene otto per ciascheduna; il tutto guernito con fiori e nastri ed altrettali galanterie. Quando poi vi era il cinghiale, che si facea portare dalle Maremme Toscane, si accomodava sopra una lettiga riccamente ornata, accosciato tra fiori e frasche sì da parer vivo.