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segretario bandiva: ascendat orator. Il quale vestito di toga dottorale, recitava una orazione in cui si magnificavano le gesta dogli avi, e s’amplificavano le virtù pubbliche e private del Principe1.

Terminata poi l’orazione, il Doge veniva condotto al trono; ed allora gli si faceano indossare gli abiti regali, e della regia corona gli si cingeva la fronte2. Delle altre insegne riteneva lo scettro, portogli dal Priore; la spada consegnava all’ensifero che riceveala genuflesso a’ suoi piedi; e per quel dì avea termine la solennità. Il nuovo Doge partendo quindi dalla sala appoggiavasi al braccio del Maestro di cerimonie; i cancellieri ne sosteneano i lembi del manto3.

Il dì appresso interveniva, unitamente a’ Collegi, alla messa pontificale in san Lorenzo; dove un’altra orazione tenea pur dietro agli uffizi divini. Succedeva il banchetto; ed al popolo venia conceduto d’ammirarne la sontuosità e l’eleganza, prima che gl’invitati vi convenissero. Il Doge sedeva sotto un padiglione, ed era servito in coppe d’oro; a destra avea le dame ch’erano andate in quel-

    rum multarum. Et cum in honore esset, comparatus est iumentis insipientibus. Prima però di morire, si fece dipingere in due gran quadri, ne’ quali egli faceva comparsa vestito da Duce sopra una galera, nella quale fu condotto a spasso per mare. Volle che dipinti vi fossero i galeotti tutti con cappello e berretta in mano, e persino quei che in lontananza stavano sui moli e ponti della città in atto di venerazione; onde fu aggiunto alla pasquinata: cum in onore esset non intellexit; videbunt iusti et super eum ridebunt, et dicent: praevaluit in vanitate sua (Acinelli, loc. cit.).

  1. Nota il Bunfadio (a. 1535), che la consuetudine di siffatte orazioni «ha poscia causato che i giureconsulti con lo studio delle leggi congiungano quello dell’eloquenza, e ogni giorno suscitino di quelli che in questa sorte di fatica con molta laude si esercitano».
  2. «. Il Doge è vestito di color cremisi, con un berretto quadrato; nelle solennità e processioni porta come una corona coperta di velluto rosso, portandosi davanti a lui una spada dentro un fodero dorato; e ventiquattro senatori vestiti di velluto nero l’accompagnano» (Scotto, Itinerario d’Italia; Roma, 1747, p. 247).
  3. Il ch. Banchero (op. cit.) riporta alla tav. LXV la figura di un Doge vestito alla regale.