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dei genovesi | 203 |
le insegne ducali; e tosto ritornavano alle camere del nuovo Principe, il quale allora soltanto moveva in lor compagnia per andarne alla Metropolitana. Ai cancelli del Palazzo gli alabardieri deponeano le armi; che armati non si doveano in quello istante trovar per le piazze. A mezzo il tempio lo incontrava il clero, avendo a capo l’Arcivescovo in abiti pontificali, che gli porgeva a baciare la croce gemmata de’ Zaccaria, ed offerivagli l’acqua benedetta. Giunti ai piè dell’altare nel presbiterio, il Coro intuonava inni di lode; poi l’Arcivescovo stesso pronunciava un sermone, e concludeva benedicendo l’eletto.
Ridottosi nuovamente a Palazzo il corteggio, gli alabardieri ripigliavano le armi; e le artiglierie co’ sacri bronzi
siano più tenori nell’istesso tempo, e manchinole parti più principali, che sono li soprani, e che la musica che deve ricreare l’orecchio serva per fastidire, e si spendano li denari senza profitto» (Due ec., car. 122-24).
Nè è da passare in silenzio un altro decreto (14 novembre 1673) circa gli stipendi di essi musici, dove per la prirua volta incontro distinto il maestro dall’organista, e dove i componenti la R. Cantoria sono appellati «i soggetti megliori che hoggidi si ritrovano in Genova». Eccone l’elenco: Maestro di Cappella, con lire 40 mensili; Organista, lire 20; Gambone, soprano, lire 50; Guidobono, basso, lire 20; Paganelli, contralto, lire 18; Galeazzo, tenore e violino, lire 20; Antonio Richi, cornetto, lire 18; Galeazzo Mari, violino, lire 20; Carlo Prete, trombone, lire 18; Girolamo Prete, cornetto, lire 18; Framura, tiorba, lire 18. In totale: lire 260 mensili. Notasi inoltre che al soprano rispondeasi in prima uno stipendio di lire 18 in 19 soltanto; ma al Gambone fu mestieri assegnare invece le dette 50, avendolo la Repubblica chiamato da Roma. Però s’egli venisse a mancare, si potrebbero in suo luogo eleggere ben due soprani, ed assegnare lire 25 mensili a ciascuno (Due ec., car. 124-26).
Finalmente un successivo decreto (6 agosto 1674) obbliga i musici ducali a cantare, dopo messa, le litanie in ogni festività della B. Vergine; ed una Proposta del 1676 circa (la quale non vedo però seguila da alcuna deliberazione) consiglia di ridurre la R. Cappella ai seguenti soggetti: soprano, contralto , tenore, basso; due violini, un liuto, un cornetto «che suoni anco il trombone», il maestro e l’organista (Due, ec., car. 126, 140).
Aggiungerò in ultimo notizia d"alcuni documenti, i quali trovansi accennati nell’Index Politicorum ab anno 1384 in 1704 (Ms. dell’Ardi. Gov.); ma più non esistono ne’ mazzi di tali materie che furono ricomposti più tardi . E questi sono: Capitula musicorum Cappellae Palata (an. 1622); Ordini circa i musici del Real Palazzo (1652); Musicorum R. Palatii (1662); Riforma de’ musici della R. Cappella (1673); Per la Cantoria di Cappella (1680).