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prestati dalle alunne del Conservatorio de’ Fieschi; le quali colla schietta imi i azione del vero aveano allora felicemente superate le industrie francesi. Perlocchè a buon diritto scriveva il Lalande: il tempo più propizio per veder Genova quello essere senza fallo in cui seguiva la incoronazione del Doge. Allora vi si godeano le feste più brillanti, vi si mirava il più magnifico lusso, e tra le altre cose lo sfoggio de ’fiori d’artifizio «i più belli che sieno in tutto il mondo»1.

Il dì stabilito adunavasi nell’anticamera del Serenissimo tutto il Senato; il quale, preceduto dal Generale dell’armi e dalla ufficialità, si recava nella sala del trono tutta

  1. Voyage d’un françois en Italie, fait dans les années 1765 et 1766, Venise, 1769; tom. VIII, p. 504. Le stesse cose ripeteva ancora nel 1795 il Galanti (Descriz. di Genova, ec.); mentre il Conservatorio Fieschi proseguiva a tenere il primato fra tutti i pubblici e privati istituti che applicavano alla industria de’ fiori.

    Matteo Marco Beltramini che in una Lettera a Pietro Pedroni descrisse i trionfi stati presentati nel 1794 al Doge Giuseppe Maria D’Oria (di che toccheremo appresso), così conclude: «Parlando dei fiori, gli ho chiamati bellissimi; ma non ho datto tutto. La nostra lingua non ha un termine proporzionato alla loro eccellenza. Quando si arrivò in Genova a tanta perfezione d’arte? Io ve lo dico semplicemente: allora che le donne mantenute nel Conservatorio Fieschi, per far un fiore, presero un fiore vero di prato o di giardino, e non un fiore lavorato a Lione. Voi mi avete spesso insegnato che la natura è l’unica e vera maestra, che fa produrre cose bellissime; e chi si allontana da lei darà sempre nel secco e nel manierato. Quanti pittori dovrebbero adottare i vostri precetti, seguire l’esempio di queste brave fioraie! «Avvisi di Genova; an. 1794, num. 23).

    Trovo eziando nei Cerimoniali (vol. VIII, car. 45), che il Doge Grimaldi essendosi recato al monastero dello Spirito Santo (12 giugno 1772), per visitarvi le sorelle del Principe D’Oria, fu servito di «sorbetti di orgiata gelati, ciocolatte e bacili di biscotti»; ed a Giambattista di lui figlio fu inoltre «presentato un bellissimo mazzo di fiori finti, essendo avanti di questo statone presentato uno a Sua Serenità di non ordinaria bellezza e grandezza, come anche al Maestro di cerimonie».

    L’industria de’ fiori artificiali è ben lungi dall’essere perduta nella nostra città, anche al di d’oggi. Nel 1838 vi si dedicavano circa 400 lavoratrici (Canale, Storia dell’Esposizione, ec. dei 1846, p. 108); e vi si erano poco dopo introdotte nuove forme e processi. All’Esposizione industriale del 1854 il Conservatorio Fieschi riportò la medaglia d’argento dorato (Ved. Notizie sulla patria industria dopo il 1850, ec., p. 65).