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pubblica sovra quest’isola, alla quale venne por conseguenza attribuito l’appellativo di Regno. Ma il Doge s’intitolò pur anco Re di Cipro e dì Gerusalemme: crescendo con ciò il novero di que’ Principi cristiani, i quali, serbando pur viva la memoria d’antichi diritti e d’illustri possedimenti, mancavano di tutti i mozzi necessarii a vendicarli nel dominio della loro corona.

Fu inoltre decretato (20 dicembre 1637) che il Doge vestisse porpora, e nelle solennità di San Giorgio (24 aprile) e dell’Unione (12 settembre) si ornasse di regio manto e cingesse corona regale, visitando così la Metropolitana come la chiesa, intitolata al santo cavaliere. E finalmente anche all’antica residenza ducale si diede nome di Regio Palazzo1.

Agostino Lomellino fu primo a cingere del regal sorto la fronte; e venne solennemente incoronato (29 e 30 dicembre) nella chiesa di santa Caterina de’ monaci cassinensi per mano di quell’Abate2, non avendo la cerimonia potuto compiersi in Duomo a cagione delle gare di precedenza allora insorte fierissime fra il Doge medesimo ed il cardinale arcivescovo Stefano Durazzo3.


  1. Acinelli, op. cit., I, 109; Genuens. Reip. Leg. etc. ms., fol. 16.
  2. Questo avvenimento ricordarono i detti monaci con una epigrafe marmorea, la quale vedeasi murata sovra l’ingresso della sagrestia, ed è riferita dal Piaggio (Monumenta Genuensia, ms. della Civico-Beriana, volume IV, car. 277 verso) nei termini seguenti:


    serenissimi dvcis hic lapis signat favstitatem
    avgvstinvs pallavicinvs svae gextis primvs
    ad patriae dvcatvm evectvs
    primys dvcvm regio diademate insignitvs
    inter civivm plavsvs et favstas acclamationes
    inavgvratione sacra hoc in templo peregit
    pridie kal. decembris mdxxxvii.

  3. Veramente queste dissidenze fra la Repubblica ed il Cardinale aveano incominciato a manifestarsi fino dall’epoca della sua elezione all’Arcivescovato, non avendo la Signoria consentito che egli venisse accolto sotto il baldacchino, e con tal pompa facesse nella Metropolitana lo ingresso. A sua volta poi egli ricusò di prestarsi alla incoronazione del Doge, allegando la sconvenienza che si vedesse un principe della Chiesa coronare un