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documenti pisani ec. 181


Gli avvenimenti successivi dovettero accrescere l’avversione de’ Pisani a Fra Girolamo. Amico de’ loro nemici, sollecitatore caldissimo presso Carlo VIII a danno della loro libertà, n’avea d’avanzo per essere mal veduto. E certo che se per avventura fosse caduto nelle mani loro ne avrebbero fatto un gradito regalo a papa Alessandro; se pure non avessero creduto meglio rinviarlo a Firenze a tener divisi gli animi e servire così indirettamente alla loro causa. Poichè le divisioni appunto di quella città cagionate dalle prediche di Fra Girolamo, erano amate da’ Pisani; come aveano care le discordie per Piero de’ Medici, il cui ritorno in patria favorivano, più che altro, con questo intento. Ne’ documenti che pubblico non si fa quasi mai menzione del Savonarola, se non in quanto dava occasione a scissure e tumulti cittadini, per cavarne buone speranze, regole per operare a tempo, ed argomenti a invocare con maggiore efficacia l’aiuto di fuori. Della dottrina religiosa del frate, non un giudizio favorevole ne contrario. L’ambasciatore pisano a Roma, nel suo lungo carteggio cogli Anziani, di tutto parla fuorchè di lui. Come potevano mischiarsi in questioni religiose mentre aveano, per così dire, il coltello alla gola? Alla religione, a’ frati e alle monache rivolgevano il pensiero solamente per implorare dal Cielo il soccorso contro Firenze, massime allorquando, per propria convinzione e a giudizio de’ loro ambasciatori, poco o nulla vedevano potersi sperare dagli uomini1.

Perciò i documenti non hanno, come ho accennato, opinioni espresse sul conto del Savonarola: e sotto questo aspetto mancano assai d’importanza storica; nè io li darei alla luce se non pensassi che di quest’uomo straordinario,

  1. Carlo Vecchiani così scriveva da Lucca li 29 febbraio 1497: «Magnifici Signori mia, io vi ricordo quanto posso vi racchomandiate a Dio, et fate fare oratione instantissimamente, et credetemi quia Nisi Dominus custodierit civitatem, frustra vigilant qui custodiunt eam» (R. Archivio di Stato in Pisa. Lettere agli Anziani, Filza III, e. 23).