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156 | necrologie |
che storiche nelle biblioteche parigine, lo infervorò in quel suo proposito, perchè vide in lui l’uomo fritto al caso suo. Egli che non voleva fare un libro sui libri, avea bisogno di chi lo aiutasse con documenti nuovi a dare novità di concetto e di forma ad una storia ormai raccontata da tanti e così noti scrittori. Propose perciò al Canestrini di venire per suo conto a Firenze, per fare le ricerche delle quali aveva bisogno. Il Canestrini accettò, e ottenuto libero accesso ai nostri archivi colla mediazione dell’ambasciatore di Francia, subito si mise all’opera.
I nostri archivi, o almeno quelli delle Riformagioni ed il Mediceo, erano allora in un disordine deplorabile, e neppure chi li custodiva a solo fine di contenderli alli studiosi, sapeva quello che ci fosse. Scarsi e confusi gl’indici, disordinate le materie, chi vi si rinveniva era bravo. Il Canestrini con paziente tenacità sfogliando filze e compulsando cataloghi, a poco a poco trovò il bandolo di quella matassa, ed arrivò al punto di raccapezzarsi in quel caos come in una biblioteca ben classata. Il Thiers gli mandava periodicamente alcune brevi note che contenevano i quesiti storici ai quali il Canestrini doveva rispondere con documenti. I quesiti rare volte riguardavano ad avvenimenti od uomini; ma piuttosto erano diretti a chiarire l’ordinamento delle istituzioni, i fatti economici e finanziarii; a spiegare nei suoi particolari la vita meravigliosa di questo popolo, che chiuso in territorio angusto, pure empì il mondo del suo nome, prese parte a tutti i grandi affari, e coi suoi Banchi, ebbe mano nei cambi e nei commerci di quasi tutta Europa.
Questa corrispondenza tra il paleografo erudito e lo storico statista, durò parecchi anni, e gran mole di materiali per la storia fiorentina fornì il Canestrini al Thiers; il quale poi distratto dalla storia del Consolato e dell’Impero a cui pose mano, non so se abbandonasse quel suo primo disegno, o lo serbasse agli ozii di riposata vec-