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136 | copernico |
ci rivela quanto grave noja gli desse il vedere come il meccanismo mondiale, dal sommo Fattore disposto per nostro bene, ancor non fosse soddisfacentemente spiegato. Per meglio intendere gli autori che ne ragionano, Apollonio Pergeo che faceva il sole centro degli altri pianeti, ma circuente la terra; Niceta di Siracusa, Eraclide ed altri che davano alla terra una rotazione sopra sè stessa: Filolao che inoltre la faceva rotare attorno al sole, al par dei Pitagorici; si applicò al greco, e poichè solo in Italia lo si poteva imparare, domandò di tornarvi, promettendo di studiare anche medicina, affine di assistere i membri del capitolo di Ermland. Si sa che la pratica della medicina perchè sezionava e cauterizzava, diveniva un impedimento agli ordini sacri: onde Copernico non ricevette al più che i minori.
Venne dunque a Padova (1501), molto praticando Niccola Passare e Niccola Vernia, aristotelici di grido: e laureato in medicina, tornò a Frauenburg (1505). Servì qual medico privato suo zio, e lo secondò ne’ generosi divisamente fra’ quali era lo stabilir una scuola superiore a Elbing; progetto fallito pei pregiudizi degli abitanti, avversi ai forestieri.
Pure seguitò da canonico e da medico; e un ricettario e un regimen sanitatis che ce ne rimane attestano che conosceva ben poco, sebbene godesse molta popolarità. Intanto in silenzio maturava il gran concetto del sistema mondiale; e alle osservazioni astronomiche ebbe miglior campo allorchè, morto lo zio, tornò a Frauenburg: fu anche messo in terna pel vescovado di Ermland, ma gli venne preferito quel Dantisco, alle cui schede dobbiamo tali notizie. Questo, caduto in malattia, fu guarito da Copernico, come altri; fra cui Tiedmann Giesse, designato vescovo di Kulm, il quale compose l’Antilogicon in confutazione di Lutero. Fu egli per 30 anni strettamente legato a Copernico, al quale persuase di dedicare a Paolo III papa l’opera sua «de Orbium coelestium revolutionibus», Giorgio Gioachim Rheticus, che per due anni aveva cooperato con Lutero e Melantone, nel 1539, venne a porsi sotto la direzione di Copernico, e l’impressione fattagli da questo descrisse in un’opera che non ci resta. Bensì
scholasticorum frequentia, et corona magnorum virorum et artificum in hoc doctrinae genere». Rheticus, Narr. de Copernico.