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duchessa di milano 73

Bona servì di protesto alla concepita rivoluzione; ma sventata. Roberto, d’accordo con un tal Luigi Beccheto, già segretario di Bona, allora esule a Torino, aveva scritte finte lettere a nome del duca, a Vercellino Visconti governatore del forte di Trezzo, con cui lo consigliava a non impedire ad esso Roberto il passo del fiume.

Così avvenne bensì il 15 luglio 1483, gridandosi dallo esercito: Bona Bona, duca duca; ma non tardò la frode a divenir palese, e la guerra fu dichiarata a’ complici veneziani.

Parimente, nel finir del gennaio dell’anno susseguente, altra congiura tentò di rovesciare Lodovico Sforza, ma essa pure finì col supplizio degli implicati. Fra Ugo Barettino osservante, confessore di Bona, Luigi Vimercati con altri avevano stabilito di uccidere Ludovico nella festività di S. Ambrogio. Osserva il Corio «che la causa di questa coniurazione principalmente era a contemplatione de la ducissa Bona». Non pare però che in quei nefandi progetti tenesse la menoma parte la duchessa, poichè da un passo di lettera pubblicato dal Morbio, si deduce che il sette dicembre 1483 dopo lunghi maneggi del re di Francia, ella otteneva di rientrar nel ducato, dove veniva onorevolmente accolta. 11 suo nome riscontrasi quindi tosto, in occasione di avvenimenti lieti succeduti nel gennaio del 1489, in cui conchiusesi il matrimonio d’Isabella di Aragona con Giovanni Galeazzo. Nel passaggio della sposa per Vigevano ed Abbiategrasso, Bona mosse a riceverla, ed a Milano assistette alle feste colà celebratesi nel febbraio.

Nel 1491, quantunque nuove convenzioni si fossero effettuate sino dal luglio precedente in Pontalbera fra Giovanni Galeazzo e la nostra duchessa, nello scopo di mantenere reciproca calma e quiete, ella nullameno volle ancora tentare tutti gli espedienti possibili per far ritorno in Francia; desiderio che novellamente le veniva centra-