Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
64 | bona di savoia |
E queste lettere da me trascritte, e questi estratti dal lodato cav. Combetti offerti alla R. Deputazione di Storia patria di Torino, io mi accingo ora a pubblicare, come notabile supplemento alla vita della seconda duchessa’ di Milano, della stirpe Sforzesca.
Spettava il dominio di Milano colla Lombardia ed altre nobili città italiane, sino dal 1450, a Francesco Sforza, figliuolo a quel Michele Attendolo da Cotignola, famoso condottiero, che, col vario cangiar di partito e di servitù, aiutato dal suo valore e dalla fortuna dell’armi, era, a sua volta, divenuto signore di alcune terre dell’Italia meridionale, ed avea lasciata la vita infelicemente nel fiume Pescara, mentre il quarto dì del 1424 volava in soccorso della regina Giovanna di Napoli. Francesco, che aveva sposata nel 1441 Bianca, figliuola naturale dell’ultimo duca di Milano della stirpe Viscontea, celebre guerriero egli pure non meno del padre suo, per mezzo di quella politica, che or chiamerebbesi mariuoleria, seppe, alla morte del suocero, dopo varie vicende, divenir duca di Milano; città che per la divisione de’ partiti e per le aspirazioni de’ vicini, non potè a lungo mantenere l’acquistata libertà, e così dovette sottomettersi a novella signoria.
Riconosciuto adunque duca, Francesco nel febbraio del 1450, non solamente seppe conservare il nuovo importante dominio, ma sippure aumentarlo coll’insigne acquisto di Genova, con patti però che non distruggevano affatto la libertà e le consuetudini di quell’inclita repubblica.
Fra’ tiranni fu de’ più mansueti; e se non si avesse fondato motivo di ascrivergli il tradimento del Piccinino, da lui sotto mentite forme spedito a Ferdinando di Na-