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annunzi bibliografici 355

A rendere più evidente la laboriosa topografia, il Mazzi unì al libro suo una carta ove è disegnata diligentemente. Noi non troviamo alcuna cosa a rettificare in questa coscienziosa rassegna di documenti, in queste determinazioni minute di siti. Crediamo che il valente giovane abbia voluto con questo lavoro stabilirsi una base sicura per la storia di Bergamo, ed addestrarsi a voli più alti.

Oramai si è tanto adunato e preparato per la storia di questa città montana che una buona storia di essa rispondente ai concetti della fine del secolo XIX non sarà difficile, nè si farà attendere molto. Se non che corre grande tratto dalla preparazione de’ materiali, alla costruzione artistica del monumento storico. Ma Bergamo è anche la città dell’arte squisita.

G. Rosa.


Ricordi sulle relazioni commerciali dei Fiorentini con gli Spagnuoli, intitolati a Sua Altezza Reale Amedeo Principe di Savoia duca d’Aosta eletto re di Spagna, per A. Zobi. In 8vo di pag. 52. - Firenze, 1870. Tip. Carnesecchi.


Ai brevi cenni sulle relazioni commerciali dei Fiorentini colla Spagna, l’autore, che è il cav. Zobi, accompagna ventisei documenti, quasi tutti dispacci del barone Nero Maria Del Nero, che fu ministro di Toscana presso la corte di Madrid dal 1709 al 1715, al senatore Panciatichi. Si riferiscono alle difficoltà che il governo di Filippo l’oppose al commercio degl’Italiani ne’ suoi stati, istigato, a quanto pare, dalla Francia per gl’interessi propri. Nel 1709 il re Filippo proibiva a tutti i mercanti stranieri di commerciare nei porti della monarchia, ed assegnò a quelli che vi dimoravano un termine perentorio ad abbandonare lo Stato. Gli effetti di questa deliberazione furono mitigati a favore d’alcuni, a condizione che pagassero una tassa proporzionale dalle 50 alle 200 doppie: poi ai Cambi ed ai Cantucci fiorentini, che erano fra’ principali commercianti, fu fatto intendere che sarebbero mantenuti nei loro traffici in Madrid, quando avessero fornito al regio erario una certa somma.

In seguito ai Cantucci fu chiesto un imprestito di mille doppie; al quale essendosi virilmente opposto il primo ministro della ragione, Geremia Firidolfi, questi fu soggetto a vessazioni. Se ne dovè naturalmente interessare l’ambasciatore Del Nero; che nei dispacci ora pubblicati informa il suo governo dell’andamento di questa faccenda.

G.