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354 annunzi bibliografici

Brescia, Milano, Firenze ebbero quattro cerchie successive. Cosi accadde di Bergamo. Ma se di Brescia centro de’ Cenomani (caput Cenomanorum), e quindi molto ricca di cose romane, si poterono trovare segni della cinta romana, ciò non sarebbe possibile più a Bergamo, dove solo stanno i segni del Campidoglio e dell’Arena. Onde il Mazzi, a procedere sicuramente e non mettere piede in fallo, tolse a piantare i segni topografici ne’ secoli più bui del medio evo. Quando già erano le cattedrali, le basiliche, le pievi, i monasteri benedettini, i senodochi, le canoniche, le torri romane restaurate, che determinarono poi le successive trasformazioni, e dai quali si ponno misurare gli ulteriori ampliamenti. Da questi capisaldi appare come il nucleo cittadino di Bergamo dovesse essere piccola cosa pure ai tempi romani e longobardi.

Il Mazzi sale anche alle origini del nome Bergamo; ma qui, mancando della fida scorta de’ documenti, incespica. Riconosce che Bergamo prima chiamavasi Parra, ma attribuisce tal nome ad uccello auspicale, e s’industria a provare che prima del mille questa città generalmente si diceva Bergamum, non Bergamom. Noi qui stimiamo necessario di ripetere alcune osservazioni.

Nelle edizioni di Plinio al luogo ove riporta Catone, si legge variamente Parra e Bara, ed i nomi di paesi bergamaschi Par e Barià, e la Fara a Bergamo ci indicano che questa prima stazione sul monte si pronunciò variamente. I popoli di varie lingue spesso traducendo il significato di un nome di luogo parvero mutarlo. I Siciliani chiamarono monte per eccellenza l’Etna, ciò che agli Arabi è gibel (onde Gibil-terra), onde unendo all’originale la traduzione, dissero Mon-gibello. La corte ai Magiari è Buda, ai Tedeschi Hofen, onde i Tedeschi, occupata l’Ungheria, chiamarono Hofen Buda. Bara è voce ària significante altura che porta, e Berg-hem ne è traduzione teutonica, giacchè i Cenomani erano isola germanica nella Gallia. Da berb-monte, e da hom, hem, haim-siazione, abitazione, si compose quel nome, che pronunciasi ancora variamente Berghem all’oriente dell’Adda, Bergom all’occidente, Bergamo al mezzodì del Po, dove anche si dicono marinaio, calzolaio, beccaio, quelli che nella Lombardia si chiamano mariner, calzoler, becher. Onde non è maraviglia se i Greci scrissero Bergon, Bergomos questa città che negli scrittori latini è Bergomum, e Bergamum.

Come Roma si disse disposta su sette colli, Bergamo pure sul monte alla guisa di Fiesole, di Perugia, di Fermo, era disposta su tre gobbe (grummis trinis, scrisse Moyse), detti gromi, grumelli: il Campidoglio ora rôcca, l’Arena ora seminario, ed il sito dell’attuale Liceo. E fra questi intorno il mille, secondo il Muzio, era uno stagno con cannucce nell’attuale piazza Garibaldi. Nelle monete di Bergamo, battute sotto Federico II, spiccano i tre colli.