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342 | annunzi bibliografici |
trova nella lettera xiii un po’ di ritratto, che ce lo fa vedere corpulento, gravaccione e un po’ losco. G.
D’un libro, del quale s’aspetta ancora il seguito e la fine, e che discorre d’avvenimenti contemporanei per cui son vive sempre le passioni, non possiamo che dare un cenno brevissimo. Crediamo che sarà letto con curiosità da chi desidera richiamarsi alla memoria le cose del tempo nostro di cui è stato in parte testimone, o, se molto giovine, quelle di cui vede le conseguenze. Incomincia dall’esporre in compendio, ma con molta chiarezza, le condizioni politiche degli Stati italiani prima del 1850, e le principali vicende per cui venne afforzandosi il concetto dell’unità d’Italia, lumeggiando i meriti del Piemonte verso la nazione. Passa quindi in rassegna le mutazioni successe dopo la guerra, onde le varie Provincie si trovarono concordi per formare un solo Stato sotto lo scettro di Vittorio Emanuele. Di molto profitto ci pare che riescano le molte e particolari notizie sulle condizioni economiche, da cui scende naturalmente la giustificazione dei sacrifizi che la nazione rinnovata ha dovuto e deve sopportare. La ricchezza dei fatti, l’abbondanza delle cifre e i documenti che comprovano il racconto danno a questo libro un’importanza storica da dover esser considerato come un valido sussidio per lo studio di quest’epoca memoranda della storia nazionale.
G.
Cinque di queste lettere sono di Francesco Maria Gianni che fu amico e consigliere del granduca Pietro Leopoldo; e in esse lettere (le quali paiono proprio pittura de’ tempi nostri, tuttochè siano scritte tra il 1802 e il 1808) molto ci sarebbe da imparare, se l’istoria fosse davvero maestra della vita, come avverte l’editore sig. Saverio Scolari; il quale le trasse dalla biblioteca domestica del senatore Rinaldo Ruschi pisano ove parecchie altre del Gianni se ne conservano, che al pari di queste meriterebbero di esser poste alle stampe e illustrate.