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334 annunzi bibliografici

fece bruciar vivo il frate Diego La Matina, spirito irrequieto e indomabile; non potuto indurre a lasciare le dottrine ereticali; che nel carcere si serve dei ferri della catena per ispezzar la testa a un inquisitore, E a quello spettacolo del Sant’Uffizio assiste il popolo curioso e fanno da comparse i nobili, come altra volta s’ebbe a notare. Anche i fenomeni naturali hanno parte nel racconto, come apparizione di comete, un ecclisse solare che tenne in ispavento le popolazioni, un’eruzione dell’Etna, straripamenti di fiumi, e perfino il soffiar più violento dello scirocco ai Palermitani sempre molesto. Le cerimonie religiose, come la benedizione dei campi per ottenere la fertilità, la benedizione del mare perchè cessi la scarsità delle pescagioni si registrano come fatti degni d’esser ricordati. Non dirò poi delle leste per la canonizzazione di San Pietro d’Alcantara, né dell’esaltazione dello scrittore per qualche religioso morto in odore di santità. Nonostante, siccome vuole esser giusto e veritiero, non può a meno di registrare qualche tratto che dimostri come anche i religiosi non possono non conservare pure nel chiostro tutte le umane passioni. E l’arcivescovo palermitano Giovanni Lozano favorevole a Messina eccita vivamente il suo sdegno. Curioso m’è parso, e in bocca sua, sentir qualificato di gesuitico lo zelo dei Veneziani, che nel 1675, per impedire che i Francesi s’annidassero in Messina, proponevano d’occupar loro quella città.

Le cose comprese nei due volumi V e VI vanno dal 1653 al 1684. Più importanti di tutte sono i successi di Messina, la cui narrazione occupa gran parte del quinto e tutto il sesto: la quale è meglio lumeggiata da documenti che rivelano lo spirito di quella città, che abborre a un tempo dallo stare unita e come soggetta a Palermo, e ora cerca la libertà, ora di mutar padrone, come fece per breve tempo mutando la soggezione alla Spagna in quella alla Francia. La storia di questo avvenimento si ricongiunge colla storia generale d’Italia e d’Europa: però crediamo anche per questo lato molto utile la pubblicazione dell’egregio Di Marzo, a cui l’attenzione del pubblico rivolta ai grandi avvenimenti del tempo nostro non fa impedimento a proseguire un’impresa di cui gli saranno riconoscenti quelli che ne ricaveranno vantaggio per lo studio della storia particolare dell’isola e della storia generale della nazione.

G.