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56 | delle antiche relazioni |
lasciano morto sulla via. E di questo tradimento era autore l’esarca medesimo, il quale, perchè Arioaldo re dei Longobardi gli condonasse il terzo del tributo, erasi impegnato a far morire Tasone suo nemico, perciò sotto colore di stringere alleanza contro ai barbari, lo avea fatto venire a Ravenna con tutta l’oste, mandandogli poi incontro fidati sicari che allontanatolo da’ suoi lo uccidessero di coltello.
Pochi anni dopo una testa mozza era infitta in cima ad un’asta nel mezzo de! circo di Ravenna. Era quello il capo di Maurizio capitano del presidio greco stanziato in Roma, cui la soverchia liberalità coi soldati avea reso sospetto di ambiziosi pensieri. Ma Isacio si fa più prodigo di lui e lo fa abbandonare dalle sue genti, nè è contento sinchè non fa porre in cima ad un’asta la testa di chi gli era stato fido amico e valido aiutatore nel proficuo saccheggio del sacro tesoro di Roma.
In un queto recesso fuori la porta orientale della basilica di S. Vitale a Ravenna sta un’urna marmorea dove varie figure rozzamente scolpite rappresentano l’adorazione dei Magi, e nella lunga iscrizione greca che è sovra il coperchio si legge che la moglie del sepolto Susanna pudica a guisa di casta tortorella vedovata dal marito amaramente piange. E in questo sarcofago da più di mille e dugent’anni sta il cadavere d’Isacio chiuso e dimenticato.
Io non starò a ricordare tutti gli atroci fatti commessi da! governo greco, e con l’esempio d’Isacio mi sono studiato di dare a conoscere, per quanto si può, qual fosse la giustizia, quale l’arte delle finanze, quale la politica sotto l’esarcato che minacciato d’ora in ora dalla oltrepotenza dei barbari e dall’odio degli Italiani, avvilito e vacillante volgeva al suo fine.
Nel secolo VIII inasprirono poi tutte le piaghe d’Italia per le contese di religione mosse dall’imperatore Leone Isauro iconoclasta. Era allora pontefice Gregorio II, uomo di grande animo e per tutta Italia tenuto assai caro, si chi tornarono vani i maneggi dell’imperatore per trar dalla sua i popoli della Pentapoli e vani gl’inviti a’ suoi fedeli Veneziani1. Leone tentò pure in varii modi d’avere