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52 | delle antiche relazioni |
Non apparisce però più piccola delle donne che le stanno dattorno ne’ mosaici di S. Vitale, dove è rappresentata con un manto color di viola, adorna il capo di ricco diadema, il petto di una collana di perle, i piedi di calzari ingemmati. Mostra regolarissime le fattezze del volto, ma la vivacità degli occhi sembra spegnersi fra le aspre pietruzze che per la loro scabrosità pare si rifiutino a figurare la delicata leggiadria.
È noto come nell’odio degli Italiani contro a’ novelli signori trovassero aiuto le sparse reliquie dei Goti ritemprati dalla sventura, come riaccesa la guerra co’ Greci, contrastassero novellamente a Belisario e ritogliessero la signoria di quasi tutta l’Italia. Ma la fortuna di guerra che li avea sempre aiutati nelle battaglie terrestri fu loro contraria nel mare.
[I Veneti alla pugna navale di Sinigallia.]
Chè correndo l’anno 552, undecime della riscossa de’ Goti, e tenendo Ravenna Valeriano in nome dell’imperatore, Totila fe’ stringer d’assedio per terra e per mare il castello d’Ancona. E non avendo i Greci altro porto atto a fornire vettovaglie fra Ravenna ed Otranto, Valeriano unitosi a quel Giovanni che dovea aspettare in Salona lo arrivo di Narsete, mosse contro ai Goti. S’incontrarono nelle acque di Sinigallia, i Greci con cinquanta, i Goti con quarantasette navi. In questa pugna l’arte del maneggiare le navi valse ai Greci più che ai Goti il valore, e questi ebbero la peggio. La maggior parte degli storici non si curò poi di ripetere ciò che ne’ più antichi si trova e che a me par degno di memoria, ciò è che i Greci ebbero in quella giornata dai Veneziani e dai Dalmati validissimo aiuto.
Si racconta che la battaglia incominciò col trarre de’ dardi e che poscia, accostate le prore alle prore, le navi cozzarono insieme: fierissimo fu il combattimento con l’aste e con le spade, nel quale i Goti mostrarono valore mirabile, ma che per l’imperizia dell’arte marinesca tornò vano. Le loro navi disordinatamente si urtavano, ora erano troppo vicine ora troppo lungi dalle nemiche, s’intricavano le funi e le vele, e tutto era una confusione di grida, di ordini e di movimenti, un generale scompiglio di uomini e di armi.
Per contrario si dice che i Greci aiutati dai Veneziani serbavano l’ordine della loro armata, avevano le prore sempre innanzi, i navigli ad opportunissima distanza, prontissimi a serrarsi, ad allon-