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48 delle antiche relazioni

ma non potevano essere state condotto dallo genti istosse nè dallo acque medesime, poichè quello a’ servigi dei Goti erano grandi e profonde, e quelle che combattevano pei Greci piccole e leggiere. Non è agevole lo argomentare quali popoli della Venezia fossero venuti in aiuto dei Goti; ma i fatti che seguirono poi danno a vedere che coloro che aveano combattuto o soltanto remigato nelle navicelle chiamate da Belisario, erano gli avi dei veri e grandi Veneziani.

E di tanto rilievo si fu questa vittoria che dopo di essa si cessò dal combattere ed incominciarono le proposte di pace, che fu poi conchiusa dopo un lungo negoziare condotto con finissimo accorgimento d’ambo le parti e dopo gli eventi più impreveduti e più strani.

Che mentre i Goti disperano della difesa, giungono gli ambasciatori di re Teodeberto annunziando che cinquecentomila de’ suoi Franchi già scendono dall’Alpi in loro aiuto e che divelta dalla loro scure, l’invitta francesca, l’aborrita pianta bisantina, l’Italia sarebbe fra i Goti ed i Franchi egualmente divisa. Nè ancora è deciso se accettare l’offerta, che nel Consiglio dei Goti compariscono i messi di Belisario che tanto sanno dire sulla cupidigia, sulla incerta fede de’ Franchi, che i Goti rifiutano quella alleanza sperando comportevoli patti dall’imperatore. Cosi Belisario, cui pareva assai di avere domata una sola schiatta di barbari, riuscì ad impedire che si stringesse quella formidabile lega, e fatto più ardito, mandò Vitalio ad assalire le città della Venezia che ancora gli resistevano; novella prova che non tutti i Veneti erano suoi alleati, e che dagli abitanti di un solo arcipelago avea avuto l’efficace soccorso.

[Matasuenta accusata dell’incendio dei pubblici granai.]

E sempre durava l’assedio, e sempre in Ravenna cresceva la fame, quando fra tanta necessità di viveri, arsero ad un tratto tutti i pubblici granai. Atterriti da sì inopinata e rovinosa sciagura, molti ravegnani ne accagionarono un fulmine mandato dal cielo, molti l’accortezza di Belisario ed il prezzolato tradimento di un cittadino; ma la voce che più corse fu che di tanto delitto fosse rea la regina medesima Matasuenta, che disposata già per forza a Vitige, sarebbesi così vendicata dell’offesa alla femminile debolezza, segretamente cospirando alla rovina del marito e del regno. Ala di questa accusa la libera il Troya profondo indagatore delle vi-