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204 società colombaria fiorentina

vrano affidata a Eugenio Albèri; a cui davasi per consultore l’Antinori medesimo, Celestino Bianchi e Pietro Bigazzi in aiuto. Ma ne’ due primi volumi soltanto apparisce il nome del Nostro; che ritiratosi il Consultore, egli ne seguì i passi. Le cause son note per gli opuscoli che ambe le parti mandarono in luce; qui non giova fermarvisi, perchè il Bigazzi non fece che seguir l’uomo a cui era legato di gratitudine.

E all’Antìnori doveva, credo, in gran parte l’essere stato eletto nel dicembre del 41 Commesso nell’Accademia della Crusca; la quale, dopo un secolo, abbattuta da un Principe filosofo (come dicevano) e da un Conquistatore avverso agl’ideologi rialzata, diceva finalmente di volere dar mano alla quinta edizione del suo Vocabolario. Credè il Bigazzi d’aver trovato la sua nicchia: e a me, che appunto allora cominciavo a conoscerlo (da un cataloguzzo di libri vecchi si cominciò), scrivva dell’Accademia con gran riverenza, e della Tavoba de’ citati con aria di mistero: perchè io, Giovanissimo e un po’ infarinato di quelle cose, ricevevo le confidenze dell’amico quasi iniziazione. Nè queste cose dico per ischerzo; chè mi rammentano l’età più bella, quando si prende a conoscer gli uomini, e si scelgono gli amici; preparando agli anni più tardi consolazioni e dolori.

Poche cose aveva pubblicato il nostro collega prima d’allora; perchè dovendo campar la vita, senza scostarsi dagli amati libri, faceva perizie, cataloghetti, traduzioncelle, lezioni. E quando diede in luce il primo opuscolo letterario, fra timido e modesto, vi pose in fronte il verso di Dante:

Ma tenta pria s'è tal ch'ella ti reggia.


Era il primo quaderno d’una Miscellanea, dove intendeva raccogliere documonti di storia e di lettere; sentendo, per così dire, l’influsso di quella nuova scuola, che doveva darci l’Archivio Storico, e aprire alla storia gli archivi. Nell’Archivio storico Italiano inserì la vita di Bartolommeo Valori l’antico, scritta latinamente da Luca della Robbia e da Piero Della Stufa volgarizzata: dagli archivi trasse alcune vite degli Strozzi, scritte dal buon Lorenzo di Filippo: e una gran copia di documenti che illustrano la vita politica e letteraria di quello Strozzi, che non amò tanto la libertà della patria quanto la propria grandezza, e forse per la vita pagana meritò la fama d’aver finito come Catone. I quali documenti corredano la tragedia di Giambattista Niccolini, che volle ammonito il lettore, come «quelle notizie e lettere» fossero dal Bigazzi