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società colombaria fiorentina 203

darle valore di libro. E veramente ne’ tempi che gli uomini, perchè costretti a tacere (due anni avanti s’era imposto silenzio all’Antologia), finirebbero col dimenticare, anche il dir sotto voce è coraggio; e fa che prima si ricordi, poi parli


Chi per lungo silenzio parea fioco.


Ma del Gargiolli, che apre la serie de’ soci urbani defunti in questi due anni ultimi, non farò altre parole, dappoi che un Elogio ne fu letto qui dal collega Saltini1; il quale nel magistrato venuto da umili ad alti uffici, nello scrittore che colse la lingua delle arti dalle labbra del popolo fiorentino per farne egregi libri all’Italia, trovò molto da lodare senz’offesa dei vero.

Nè l’antica amicizia mi farà dir cosa meno vera parlando di Pietro Rigazzi; che ascritto nel 1839 fra i corrispondenti, e passato nel 54 fra gli urbani, mancò di vita a’ 19 d’aprile di quest’anno, nel quale al primo d’agosto avrebbe compito il suo settantesimo.

«Figliuolo d’impiegato che per un mezzo secolo servi onoratamente», si chiama da sè in un’istanza al principe; nè a quarant’anni si diceva più che bibliografo, cognito ai tribunali come perito; e narrando d’aver comprata la libreria del Moreni (manoscritti e libri per la massima parte concernenti a cose toscane, facilmente messi insieme in que’ tempi che il dispregio d’ogni cosa vecchia era la coccarda de’ petti liberali non liberi, e il Demanio strascicava fuor de’ conventi frati e roba, perdendola mezza per istrada), il Rigazzi dice soltanto d’averlo fatto, perchè la preziosa raccolta del Canonico Laurenziano non andasse dispersa. Ma siccome cercava d’entrare aiuto al bibliotecario della Marucelliana, il dir questo gli nocque; e perchè non aveva fortune da signore, gli supposero idee da mercante. Nè gli valse che un Vincenzio Antinori attestasse di conoscerlo, da molt’anni, «intelligentissimo ed appassionato per le cose bibliografiche, ricercatore indefesso di patrii manoscritti, onesto e leale». Coll’Antinori s’occupava allora nel collazionare il Diario degli Accademici del Cimento, non che nell’assistere alle ricerche dei materiali che debbono servire ad illustrare l’opera celebre del Magalotti»: e voi conoscete, colleghi, con quanto sapere fosse dall’Antinori condotta e accresciuta la terza edizione dei Saggi di naturali esperienze fatte nell’Accademia del Cimento. La quale ristampa uscendo nel settembre del 1841 a solennizzare, meglio che i pranzi, il terzo Congresso degli scienziati, preludeva alla nuova edizione dell’Opere di Galileo, dal So-

  1. Tornata del 3 d’aprile 1870.