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società colombaria fiorentina 201

ritorno dello due corvette fu festeggiato da tutta la Spagna; l’Italia non s’accorse della parte che ne toccava anche a lei; mentre un giovane Prussiano, che doveva riempir l’Europa del suo nome meditava di ritentare i viaggi del Malaspina. Il quale, associatosi un Francescano esperto nella lingua spagnola, si dava a ordinare le preziose collezioni e le osservazioni scientifiche; quando il ministro Godoy, noto infaustamente nelle storie col titolo di Principe della Pace, abusando anche questa volta dell’autorità di un sovrano dappoco, lo faceva rinchiudere nel castello di Sant’Antonio al Ferrol, sequestrandone le carte. Il re d’Etruria e il vicepresidente della Repubblica Italiana gli ottennero la libertà; ma dopo sett’anni di ferri: e tornato a’ monti nativi, trovò abbattuti i feudi, la famiglia sua povera. L’amico Melzi gli offerse onori: ma egli, ritiratosi da uomo privato in Pontremoli, non visse oltre il 1809. E narrano, che dalla sua bocca non escissero mai nè vanti nè querele: segno, che forte al pari della mente era l’animo. La storia de’ suoi manoscritti non fu meno infelice: e il marchese Campori ce ne ha raccolto i documenti preziosi. Uno scolopio pensò a togliere la memoria del Malaspini dall’oblio; e fu Massimiliano Ricca: ma «per colmo di sciagura (riferisco le parole del Campori) l’Elogio storico del Ricca, nel quale erano raccolte le notizie con tanta fatica attinte alle fonti migliori e di più autorità che a lui costò parecchi anni di lavoro, e ch’eli disegnava leggere in una tornata della Società Colombaria Fiorentina, e darlo poscia alle stampe, già quasi era compiuto; quando per la morte dell’autore, accaduta nel 1833,... andò pur esso in dispersione». Alla Colombaria, ignorandolo, ristorava quel danno il nostro collega; la scienza fu largamente compensata da’ viaggi e dalle opere d’Alessandro Humboldt: ma all’Italia non resta che ricordare, come Cristoforo Colombo e Alessandro Malaspina fossero dalla Spagna ricompensati con le catene.

Nella storia delle famiglie feudali non son cose di lieve momento gli stemmi e i sigilli: tanto più nella genealogia de’ Malaspina, che divisa fino dal 1221 in due rami, noti agli araldici per gli emblemi dello spino secco e dello spino fiorito, si suddivise noi tanto, che per dare a tutti un po’ di signoria, dovettero bastare a un feudo pochi ettari di terreno, che ora i discendenti di Corrado e di quella «gente onrata» coltivano con le proprie mani, mangiando il frutto d’onorati sudori. D’un sigillo di Voroello marchese di Mulazzo, trovato presso a un fabbro nel 1840, e nel 65 messo a mostra in Fir-nze pel gran Centenario, come memoria di chi fu amico e ospite dell’Alighieri, aveva scritto il Branchi in quel Periodico di numismatica e di sfragistica, che la Colombaria riguarda