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66 | i porti della maremma senese |
L’indugio, peraltro, spiaceva ai Senesi, manifestamente dileggiati dal papa e dal Doria; e non riuscendo a buon esito le pratiche, tentarono altre vie. Imperciocchè nel febbraio di quest’anno (1530) Cincio Corso, capitano delle genti della repubblica, diede improvviso l’assalto a Port’Ercole, e riuscì ad espugnarlo; mentre gli abitanti si erano levati in arme contro il governatore di quella terra, e lo aveano fatto prigione, restituendosi alla obbedienza di Siena1. E questo fu modo più efficace di tutte le negoziazioni diplomatiche, le quali peraltro erano giunte a tale che l’imperatore stesso mostrò al Doria il desiderio che rendesse Port’Ercole ai Senesi; ma il Doria e i suoi agenti, sobillati da Fabio Petrucci che rifuggito erasi a Roma, ponevano ogni studio per differire, senza ricusarla, siffatta restituzione2.
Era nel tempo che questi fatti intervennero seguìta in Siena quella popolare sommossa, dove la parte aristocratica ebbe la peggio, e molti dell’Ordine dei Nove, accusati di favorire i fuorusciti, trovarono la morte (1527, 24 luglio). Ricomposto il governo e creata una balìa di dodici cittadini, più che le diffidenze e le discordie intestine, tenevano inquieta la città le mire e la politica dell’imperatore Carlo V, e l’ambizione di papa Clemente. Già era palese che la libertà di Firenze doveva essere la prima vittima di quella politica e di quell’ambizione; e si avvicinavano forse più presto d’ogni previsione gli ultimi giorni di quella gloriosa repubblica. I Senesi, legati allora alla politica imperiale come un debole segue il carro trionfale del vincitore, avrebbero preferito di non partecipare a quella guerra, che era il segnale della
- ↑ Malavolti, Ist. Sen., Part. III, Lib. VII, pag. 130. Veggasi pure altra lettera del Calvo alla Balìa de’ 20 febbraio a. d. Erroneamente il Malavolti pone il riacquisto di Port’Ercole sotto l’anno 1326.
- ↑ Lettera di Bernardino Tantucci, oratore a Napoli, scritta alla Balìa il dì 24 febbraio 1529 (st. sen.).
altra interpretazione a queste parole, se non che egli non ci possa fare altro favore, et ci exhorti a pigliare ogni accordo per tristo che sia».