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degli inquisitori di venezia 31

beni, se ne saranno, se non dalli denari della cassa di questo consiglio deputati alle taglie, et tutti li suoi beni siano confiscati, et applicati spetialmente alla taglia.

«In lettere di Padoa del 9 ottobre 1607. - Dal padre fra Adriano Lonigo prior di Sant’Agostino de Domenichini et da fra Hippolito Grompo sagrestano ambi Padoani s’è inteso:

«Che verso il fine di luglio passato gionse qui al loro monasterio il padre fra Giacomo Torsi da Udene loro provinciale, che veniva da Roma et con esso era Ridolfo Poma venetiano con lettere patenti del loro vicario generale residente in Roma, che è padre Lodovico Stella spagnolo, che di ordine del signor cardinal Borghese prottetor della loro Religione lo raccomandavano caldamente a tutti li priori ove capitasse, mostrando con parole molto affettuose, che questo soggetto fosse molto caro al signor cardinale et a monsignor Soana, le qual lettere il provinciale mostrò ad esso priore, ma le ritenne poi appresso di sè; «Che esso Poma stesse otto o dieci giorni alloggiato qui nel loro monasterio, et vi fece anco il primo giorno di agosto, et mangiava in foresteria, la maggior parte con il provinciale, havendogli fatta compagnia anco il priore, vedendolo raccomandato così caldamente da’ suoi superiori;

«Che era solo senza servitore quando gionse, ma doppo haver scritto a Venetia vennero quattro a ritrovarlo, quali havevano le sue spade, et uno di essi era anconitano, et uno furlano, et questo furlano era un Francesco Malurana mercante da malvasia in Venetia, habita a Santa Giustina, piccolotto, di buona vita, et che sapevano anco il nome dell’anconitano, ma non se lo raccordano, ma era huomo piuttosto grande che picciolo, di brutta ciera, barba negra, raso dalle bande, con qualche pollo canuto nel mento, et mostacchi ritorti; il terzo era un figliuolin piccolo di esso Poma nominato Ruffino, et il quarto un servitor pur di Poma che alloggiarono anco essi in monasterio tre o quattro giorni, et poi si partirono per Venetia restando il Poma tuttavia a Padova, et andarono con carezza a posta;

«Che il provinciale ragionava spesso con il Poma et talora anco a parte retirati;

«Che esso Poma diceva di esser stato a Roma, et chel Signor cardinal Borghese et monsignor di Soana erano suoi gran padroni, offerendosi ad essi padri di favorirli appresso in quei stati;

«Che visitava tallora quando in vescovado quando al monasterio di San Giovanni di Verdara il padre maestro Honorato napolitano vicario episcopale;