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i porti della maremma senese 55

narono la città; ma alcuni francesi saliti in palazzo ne trassero fuori prigione M. Antonio da Venafro, lettore nello Studio e cittadino senese, e con atto di violenza inaudita lo condussero dinanzi al Montpensier, che qualche tempo lo ritenne contro il diritto delle genti e contro la stessa volontà, almeno in apparenza, del re di Francia1. I Senesi, venuti ragionevolmente in grande timore sulle intenzioni di Carlo, gli spedirono oratori in Pisa, i quali senza aver conseguito alcun effetto se ne tornarono con due ambasciatori del re. Questi scesi alla casa di messer Niccolò Borghesi, che era uno di detti oratori, e recatisi poi a visitare la Signoria, in nome del re le chiesero trentamila fiorini doro e la consegna dei Porti di mare. Alla insolente domanda non seppero quale risposta dare i governatori del Comune, tra cui niuno fu che rassomigliasse all’anima fiera e sdegnosa di Pier Capponi, e presero tempo a pensare. Il 27 e 28 di novembre tennero Consiglio con gli officiali di Balìa e con altri cittadini, e dopo lungo e maturo colloquio non riuscirono di venire ad altra conclusione, che quella di eleggere otto che avessero piena autorità di rispondere alla dimanda fatta dei porti di Talamone, Port’Ercole, e Santo Stefano nel modo che credessero più conveniente, non dimenticando di ricordare al re, se paresse loro opportuno, che la città di Siena era vicariato dell’Impero. E quanto ai trentamila fiorini si manifestasse al re la povertà di Siena e dei suoi abitanti, adoperando quelle acconcie parole che meglio valessero a distornare questo nuovo infortunio2. Dal che pare potersi con ogni certezza inferire, che il timore aveva vinto i Senesi fino a non saper negare la consegna dei Porti alla Francia,

  1. Antonio de' Giordani da Venafro, chiamato dal Machiavelli il caffo degli uomini, dovette seguitare nel Patrimonio l’esercito regio, finchè al cadere del novembre fu restituito in libertà. Egli venne a molta riputazione sotto il governo di Pandolfo Petrucci, di cui fu segretario.
  2. Deliberazioni del Concistoro, n. 732, c. 7 t