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54 | i porti della maremma senese |
na ed altri popoli dell’Italia. A quest’ufficio si designava nella lettera un Niccolò cittadino senese, abitante in Costantinopoli, prestantissimo in medicina e filosofia, a cui meritamente l’imperatore avrebbe potuto concedere quell’autorità che gli altri consoli avevano1. Questi provvedimenti, e più assai la quiete che era in città, davano argomento a sperar bene dell’avvenire: con animo risoluto si cacciavano dalla maremma i molti corsari che vi si erano annidati con danno gravissimo di quella provincia e con pericolo continuo degli abitanti. Ma questa pace dovea bastar poco, e l’ambizione di Lodovico il Moro, e la oltracotanza francese turbavano di nuovo il quieto stato di questa parte d’Italia.
Prima della calata di Carlo VIII in Italia, Alfonso re di Napoli preparandosi a combattere il potente avversario, mandò Federico suo fratello con l’armata contro a Genova, soggetta al duca di Milano. Vennero adunque le galee napolitano a Talamone e Port’Ercole, ed i Senesi, presone sospetto, spedirono all’ammiraglio oratori con molti presenti, e con la commissione di scoprire se egli avesse qualche intelligenza co’ fuorusciti di Siena. Gli oratori furono rassicurati, e l’armata indi a poco se ne partì alla volta di Porto Venere, che invano tentò d’espugnare, e di Rapallo dove Lodovico d’Orleans mise in rotta gli Aragonesi. Re Carlo, scendendo da Pontremoli, ed assediata la roccia di Sarzanello, entrava quindi in Firenze (novembre 1494) pieno di pretensioni e di superbia, fiaccata in breve dalla famosa risposta di Pier Capponi. E mentre in Firenze si tratteneva patteggiando, spedì alla volta di Siena la sua avanguardia, condotta dal duca di Montpensier, il quale sotto colore di vendicarsi di alcune offese ricevute dagli uomini di Colle, chiese in ostaggio quanti fossero in Siena partigiani degli Aragonesi. A questa nuova, molti cittadini abbando-
- ↑ Concistoro, Copialeltoro ad annum, c. 65 t