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i porti della maremma senese 51

e sufficienti alla guardia». Queste ed altre proposte furono dal Consiglio approvate; e non molto dopo due castellani, non tre, si trovano mandati a Port’Ercole, una lettera dei quali scritta addì 15 di settembre di questo anno fa palesi le tristissime condizioni di quel castello. mancavano ai poveri abitanti le case; anche la chiesa mancava: i privilegi e le franchigie promessi, non osservati; il fondaco delle mercatanzie fatto uno spedale, ed essere confusione a vedere che circa a quaranta famiglie vi stavano miseramente e con grandi sofferenze. Ciò nondimeno que’ castellani annunziavano che alcuni mercatanti pratinghi, veduto il luogo e consideratane la buona postura ed il comodo che v’era del fondaco, aveano fatto disegno di andare in quel Porto con merci diverse; sicchè per tutti i buoni rispetti era necessità di sgombrare il fondaco, e di farlo libero dai malati che vi giacevano1. Queste cose scrivevano (e non potevano recar meraviglia) i castellani Domenico de’ Rocchi e Filippo Buoninsegni ai governatori della repubblica, i quali, lasciamo stare che non provvedevano, o scarsamente, a tanto urgenti necessità, ma facevano eziandio veder di lontano il salario ai castellani stessi ed ai fanti.

In questo medesimo anno (1474) messer Francesco Benedetti da Perpignano, da qualche tempo fatto suddito della repubblica, mercatante e uomo di mare, dimandò ai signori governatori di poter costruire una nave nei porti del Comune, da lui chiamati comodi e onorevoli. supplicava pertanto che gli fosse data licenza di prendere in quelle parti ogni ragione di legname senza alcuno

  1. Questa curiosa lettera si chiude così: «Le saettie del reame andando a Roma cariche, per tempo fortunale si vennero qui a salvare. Un’altra volse andare a Civitavecchia, andò a traverso con perdita de le persone e robbe. Un’altra che per mal marinagio trabochò qui apresso due miglia, la facemo salvare con questi homini, che non si perdè, salvo il vino che se n’era uscito; si che in Italia no’ è altro Port’Ercole, e beato chi può benedire la porta di questo luogo, che tutt’uomo lo vede, lo stima che vale».