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i porti della maremma senese 49

lavoro in tempo di quattro anni1. Il Consiglio del Popolo e quello della Campana, fatto alcuno addizioni alle proposte del Morosini, nell’adunanza del di 6 ottobre (1441) ne accolsero con favore la domanda . riservando al Comune di Siena la piena giurisdizione del Monte Argentare e di ogni sua pertinenza.

Questa concessione non ebbe molto lunga durata, sia che il Morosini si ritraesse dalla grave impresa, sia che per lui non fossero osservati i patti ch’erano stati convenuti. Imperciocchè il 30 d’aprile del 1460 il Comune allogò Port’Ercole col Monte Argentare a Iacomo di Giovanni di ser Minoccio, a Pietro Benassai e ad altri cittadini senesi, uniti, come sembra, in società commerciale2. Delle varie condizioni che si posero a quest’affitto non possono tacersi le principali. Obbligaronsi gli affittuari a costruire una nuova torre in Port’Ercole, alta braccia quaranta, larga per ogni parte braccia dodici; un fondaco per la conservazione delle mercatanzie, grande come quello di Talamone. Dovevano fortificare la torre locata sul poggio del porto, e nel poggio fare «una terra habitevole, di grandeza almeno quanto è tutto il Campo della città di Siena»; la quale fosse connessa colla sopradetta torre e col magazzino. Probabile è che la torre che doveva fortificarsi fosse quella cominciata dall’Orsini, della quale chiedevasi il compimento nel 1415. Agli abitanti della nuova terra si concedevano le franchigie ed i privilegi goduti dagli uomini di Orbetello, obbligandoli peraltro ad offerire ogni anno alla chiesa cattedrale di Siena per S. Maria d’agosto un palio di valuta almeno di venticinque lire. Uguali le ga-

  1. La dimanda del Morosini, e i patti mercè cui ebbe l’uso del Monte Argentaro, si possono leggere tra i Documenti sotto il N.° VII. Meritano di non passare inosservati.
  2. Facevano parte di questa società, oltre i due predetti, i cittadini: Andrea di ser Ambrogio d’Andrea Bonelli, Biagio Turchi, Biagio di Ruggeretto Ugurgeri, Antonio di Pietro Turchi e Giovanni di Cristofano di Nanni di Berto (Instrumentorio del Comune, detto il Caleffetto, c. 133.