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48 i porti della maremma senese

Scarse notizie rimangono di Port’Ercole, finchè rimase soggetto al dominio dei monaci o dei conti feudatari. Nelle croniche senesi è ricordato, durante il secolo decimoquarto, forse una sola volta, cioè sotto Tanno 1338, a cagione della ingente quantità delle mercanzie di seta, condotte in quel porto, secondo l’usato, dal gran mercatante di Seria, ed acquistate per una somma cospicua da Benuccio dei Salimbeni. Furono queste mercanzie, che il popolo trasse a vedere come cosa nuova e meravigliosa, consegnate ai sensali di quella potente e ricchissima fa-’ miglia, i quali aperti tre fondachi nella via dei Renaldini che va in Piazza del Campo, in termine d’un anno l’ebbero quasi per intero vendute1.

Dopo che quel Porto venne alla obbedienza dei Senesi, la prima notizia di qualche conto che se ne trova, non risale oltre il 1441. In quest’anno messer Agnolo Morosini veneto, che aveva ottenuta per servigi resi allo Stato la cittadinanza senese, fece dimanda alla Signoria perchè volesse «concedergli il Monte Argentare cum suoi porti et pertinenzie libero, a lui et ad suoi redi et successori»; avendo rispetto che il Comune di Siena non ne cavava alcun frutto, ma piuttosto ne riceveva accrescimento di spesa e mancamento d’uomini a cagione dei corsari e dei mori che prendevano porto in quel luogo, stato sempre ricetto di mala gente. Il Morosini a ciò si induceva, non tanto per desiderio di recare a Siena, che conosceva per patria, onore ed anche utile, quanto altresì perchè non gli era possibile di «abandonare le sue galee et fusto senza grandissimo suo danno»2. Seguivano alla istanza i patti ch’egli proponeva per ottenere la dimandata concessione, tra i quali era quello di fortificare Port’Ercole, obbligandosi a fabbricarvi in luogo acconcio un castello con torri fortissime, e di fornire il

  1. Agnolo di Tura del Grasso, Croniche ad annum.
  2. Consiglio della Campana, n. 226, c. 43.