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42 | i porti della maremma senese |
portiamo la copia delle cabelle di Talamone e di rincontra quelle di Pisa’,.... acciò che la S. V. ci possa far fare qualche debita et onesta correzione e limitazione e qualche utile et onorevole previsione o per mezo della V. M. S., per altri onorevoli e pratichi cittadini»1. Letto questo ricordo nell’adunanza del Consiglio della Campana del dì 2 giugno 1453, fu creata una balìa di sei cittadini, perchè facesse le proposte occorrenti. Sei mesi dopo furono in Consiglio approvate le nuove gabelle del porto di Talamone, i cui prezzi notevolmente sì accrebbero, come di leggeri appare dalla Tavola comparativa delle Gabelle, allegata dopo i documenti.
Se maggiori e migliori provvisioni a benefizio di quel Porto non occorrono in questi anni, e se quelle sollecitudini che per Io passato si ponevano dai Senesi per accrescere importanza ai loro possessi marittimi, si veggono venir meno poco alla volta, non è malagevole indovinarne le cause. La città e tutto il dominio erano in preda ad inquietezze, e dal reame di Napoli era minacciata di nuovo la pace d’Italia. Re Alfonso, alleato del duca di Milano, memore delle arti usate dal suo precessore Ladislao, venne in Toscana con animo di indurre i Senesi a muover guerra a Firenze ch’era in lega col conte Francesco Sforza. Ai Senesi non piaceva di suscitare un incendio, dove essi perchè primi e forse più deboli, avrebber potuto patire gravi danni; per la qual cosa si schermirono con molt’arte dai raggiri e dalle seduzioni di Alfonso. Ma i Fiorentini da qualche tempo macchinavano novità contro Siena, la quale, conoscendo gli umori de’ suoi emuli antichi, aveva fatti apprestamenti più di difesa che di guerra. Contuttociò i Fiorentini, dato l’assalto a Foiano occupato dalle soldatesche del re, senza alcuna buona ragione entrarono ostil-
- ↑ V. il Documento di n° VIII. Non ci fu possibile di trovare la copia qui ricordata delle gabelle di Talamone poste a confruuto con quelle di Pisa.