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30 | delle antiche relazioni |
dore, caro agli Italiani che da lui ebbero le prime franchigie municipali, e fra gli Italiani ai Ravennati, poichè egli rinnovando l’impero tentò di ricondurre la diserta metropoli all’antico suo stato. Che trovandosi l’antico palagio di Teodorico cadente per l’ingiuria dei tempi e le spogliazioni di Carlomagno, egli ne fece innalzare uno nuovo in luogo detto Sabionara presso il tempio di S. Paolo fuori la porta che oggi è detta Nuova e che allora diceasi di S. Lorenzo.
Il Rossi ricorda un Concilio tenuto in Ravenna da Ottone, presente papa Leone VIII, al quale l’imperatore avrebbe confermata la signoria dell’esarcato concedutagli già dai Carolingi. Certo è che Ottone pensò collegarsi all’imperatore d’Oriente, chiedendogli la figliuola Teofania per moglie ad Ottone suo figliuolo, ed avutone scortese rifiuto, non dubitò di guerreggiare quattr’anni, finchè nel 972 le sospirate nozze parvero riunire i due imperii e con essi tutti i popoli cristiani, E così già vecchio, e dopo avere fatte e preparate grandi cose, moriva Ottone il Grande, e di lui mostravasi degnissimo Ottone II, il quale morto a 28 anni nel 984, lasciava la corona ad Ottone III fanciullo, e le redini del governo a Teofania imperatrice, che per questo forse si trova ricordata come signora di Ravenna. [Ottone III concede in Ravenna privilegi ai Veneziani.] Ed in Ravenna trovandosi Ottone III all’età di 17 anni, cioè nel 996, accolse Marco Gradenigo e Giovanni diacono ambasciadori del doge Pietro Orseolo, e con un privilegio riportato nel Codice Trevisano e pubblicato poi dal Fantuzzi nel tomo sesto dei suoi Monumenti1, concedette alla Repubblica di aprire tre novelli porti in tribus locis suae ditionis, lasciando a questa il provento dei dazi e dei pedaggi, fissando la pena di chi infrangesse gli ordinamenti di questo accordo a mille libbre d’oro, da dividersi per metà fra il doge e la camera imperiale.
- ↑ Pag. 273.