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fra venezia e ravenna 17

[Impresa di Pipino. Venezia sorge.] V. Intanto il re Pipino, posta in Ravenna la capitale Italia, si brigava di accrescerla e di ricondurla a’ gloriosi tempi di Teodorico. E vedendosi signore di tanta parte del lido Adriatico, venne in pensiero di mostrarsi degno del padre e di accrescere il novello regno togliendo l’Istria all’imperatore Niceforo.

Ma per questo era necessario l’aiuto dei Veneti, poco benevoli verso i Franchi dopo essere stati cacciati di Ravenna e nimici di chiunque crescesse loro vicino. E s’accese quella guerra nella quale sempre avanzandosi il naviglio dei Franchi, come Temistocle all’avvicinarsi di Serse condusse i cittadini nell’isola d’Egina e lasciò ai Persiani le sole mura di Atene, così il doge Partecipazio abbandonato a Pipino il deserto lido di Malamocco, raccoglie i Veneti nell’isoletta di Rialto; la bassa marea fa immobili le navi di Pipino e giova alle navicelle de’ Veneziani che le assalgono d’ogni lato, e per la grande uccisione de’ Franchi rimane il nome di Canal Orfano al luogo del combattimento. Con i pochi legni che gli rimangono sconquassati e scarsi di gente, Pipino ritorna a Ravenna, e la città tutta è in pianto al vedere quanti de’ nobili giovani saliti in sulle navi erano rimasti nella giornata di Rialto affogati ed uccisi. Fu questa rotta di Pipino l’anno 803. Nell’810 fu conchiusa pace fra l’imperatore Niceforo e Carlomagno per cui Venezia dovea rimanere soggetta a Costantinopoli. Qual fosse il modo e la misura di tal soggezione non è facile il dimostrare; per essa certamente Venezia non fu schiava, ed i suoi traffici la legavano per modo col Levante che a Costantinopoli piuttosto che a Roma o a Ravenna o ad Aquisgrana volea riconoscere il suo signore.

E da qui innanzi stabilitosi il convegno principale, raccolti i più ricchi dei Veneti intorno a Rialto, il nome di Venezia acquista il suo novello significato, che fu proprio di quella famosa e straordinaria città che