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fra venezia e ravenna 15

impedimento degli spini si ristette dal cacciare tulio quel giorno, e la sera essendo grandissimo il freddo, si riscaldava co’ suoi intorno ad un gran fuoco. La mattina seguente rivestì le sue pelli e volle che tutti comparissero con le vesti del giorno innanzi.

E vedendo queste tutte scolorite per la pioggia, lacerate dagli spini, guaste dal fuoco, disse ai cortigiani: «Or guardate se più utile e preziosa veste sia la mia la vostra. Ecco che quella che io porto è tuttora quale era, e queste vostre che a sì caro prezzo comperaste da questi Veneziani non servono più a nulla».

Così Eginardo ci narra che egli non volle mai deporre le vesti germaniche. «Portava sempre le vesti de’ suoi padri, le vesti dei Franchi. Dispregiava, per quanto ornati si fossero, gli abbigliamenti degli stranieri e non sofferiva che i suoi li adoperassero. Due sole volte ne’ varj soggiorni che fece in Roma, prima per le preghiere di papa Adriano, poscia ad istanza di Leone suo successore, condiscese a vestire la lunga tunica, la clamide ed i calzari romani».

Non dovea essere adunque Carlomagno per sua natura troppo inchinevole a favorire i commerci dei Veneziani, e poco a poco si andò mutando in loro nemico, dopo che Fortunato patriarca di Grado, profugo dalla patria per avere cospirato contro al doge Giovanni, e quanti Veneti erano scontenti o traditori della patria, si rifugiarono alla sua corte ed a quella di Pipino suo figliuolo che avea fatto Ravenna capitale del regno d’Italia. E da costoro Carlo fu persuaso che i Veneti, siccome amici e sudditi fedelissimi dell’imperatore d’Oriente, odiavano il regno de’ Franchi e ne procuravano la rovina, che a null’altro erano intenti che al commercio di derrate, per cui i popoli erano affievoliti e corrotti, ed al traffico ne-

    C’était là, en lui la part de l’égoisme et du réve: ce fut en cela aussi qu’il échoua, Guizot, Histoire de la civilisati’m en Frawe. Vingtième Leçon).