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8 | delle antiche relazioni |
si ritrovano tutti mutati, e nuove mutazioni addivennero pure in Francia ed in Italia nell’anno 751. Che finita colà pel rifiuto di Childerico la regale schiatta dei Merovingi, successe quella de’ Carolingi, ed i Longobardi, pur non osando di offendere Venezia tanto’ cresciuta, si insignorirono dell’Istria da una parte e dall’altra di Ravenna, che per poco tempo divenne capitale del regno longobardo. E per questo in una conferma fatta da re Astolfo alle largizioni di Lupo duca di Spoleto al monastero di Farfa, si legge: Datum jussionis Ravennae in Palatio, IV die mensis Iulii anno felicissimi regni nostri III1.
Un documento che il Fantuzzi riporta dal Codice Trevisano e che è intitolato: Pactum sive promissio facta per Pipinum Patritium Stephano secundo Pontifici, nella lunga enumerazione delle città e provincie che si promettono al papa, pone: Exarchatum Ravennae sine diminutione et Ducatum Venetiarum2.
[I Veneziani rivelano i disegni dei Greci sopra Ravenna. ] E nell’anno 761 Paolo I scrive a Pipino comunicandogli lo lettere che Leone imperatore iconoclasta avea dirette da Costantinopoli a Sua Santità l’arcivescovo di Ravenna per nome Sergio, acciocchè esso Pipino potesse conoscere quanto perfidi consigli vi si contenessero e da quali pericoli fosse minacciata la Chiesa. «Vi mando ancora» aggiunge «un esemplare di una lettera secre- tamente scritta all’arcivescovo Sergio da alcuni fedeli veneziani, e quelle del predetto arcivescovo a noi, acciocchè siate persuaso che bisogna subito comandare al re Desiderio di prestare aiuto quando mai occorra a Ravenna ed alle città marittime della Pentapoli»3.
Tanto mostra come i Veneziani, che pe’ loro commerci usavano di frequente nei porti del Levante, ben sapessero quanto allora macchinavasi in Costantinopoli pel riacquisto