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4 | delle antiche relazioni |
sorti e forse a confondersi in un popolo solo. E pur non fu vero. Ravenna crebbe assai prima tosto che i Romani l’adornarono e l’arricchirono nella prospera loro fortuna, per afforzarla poscia e farla metropoli nella paurosa incertezza della calata dei barbari. Odoacre vi apportò novelle genti, Teodorico la reggia dei Goti, e da ultimo con l’Esarcato tutto lo splendore rimasto al nome imperiale si raccolse nelle sue mura. - Ma intanto per lo accrescimento di Ravenna s’erano andate lentamente trasformando le arti ed il modo di vita dei Veneti, i quali mano mano indirizzatisi a cose maggiori, si mantennero amici al governo dei Greci e propugnatori della grandezza di Ravenna, la quale, strappata a viva forza di mano ai Longobardi, restituirono all’impero, che la vicinanza della sede dell’Esarcato mirabilmente giovava ai loro commerci così in Italia come in Levante. - Ma poichè ad onta de’ loro sforzi l’Esarcato venne meno e non parve possibile di poterlo ripristinare, i Veneziani temettero forte che Ravenna, ch’era stata città imperiale, non divenisse metropoli di un novello regno d’Italia e quindi pericolosa vicina. Prevedevano già che chiunque avesse regnato in Ravenna avrebbe per prima cosa tentato l’acquisto delle lagune dei Veneti, sì che i loro bene avviati commerci sarebbono senz’altro venuti meno. Ed in questo timore si confermarono quando, rinnovato l’impero, videro Pipino figlio di Carlomagno regnare in Ravenna, ed Ottone riedificarvi il palagio imperiale. Ond’è che incominciarono a travagliarsi per spogliarla e deprimerla, come prima s’erano tanto in pace ed in guerra adoperati a proteggerla.
Dei tempi nei quali i Veneti si brigavano di mantenere Ravenna nell’alto suo stato ho discorso nella introduzione, ed in questi capitoli verrò ragionando di quelli nei quali continuarono a contrastarla sinchè non l’ebbero in piena balìa. Imperocchè è cosa nota ad ognuno come lo splendore di Ravenna fondato sulle ricchezze