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176 rassegna bibliografica

chè Dio lo castigherebbe, e il colpo che aveva fatto il re contro Ancre, l’avrebbe fatto la Francia contro di lui»[1]: si noti, come il Nunzio più non s’infingesse circa gli autori dell’assassinio d’Ancre. Qualche effetto s’era ottenuto da questi buoni ufficii; che i ministri si rimettevano dallo spingere troppo alla guerra; e la regina madre riceveva con bastante deferenza il signor di Bethune, e il padre Beral, frate dell’Oratorio, che al Bethune era stato aggiunto. Ma la regina madre non volendo, né potendosi staccare da Épernon, si andava a rilento verso una conclusione; e dall’una e dall’altra parte più s’inacerbivano gli animi e i sospetti crescevano. Laonde scriveva il Nunzio: «A proposito de’ sospetti, qui si sta in dubbio del senso degli Spagnoli. L’ambasciatore di Spagna non ha mai parlato; onde, qui temono che forse di Spagna sia per mandarsi qualche persona; il che qui dispiacerebbe grandemente, perchè si temerebbe che, sotto pretesto di fare ufficii di concordia fra il re e la regina, non si venisse a favorire il partito della regina. Oltre che stimerebbe il re, che questa fosse come una riprensione contro di lui, di non aver proceduto bene con la madre»[2]. E aggiungeva pure in quella lettera: «Non mancano di quelli che procurano ancora di rendere sospetto Sua Santità su varie considerazioni....; onde tanto più bisogna andar con destrezza». Si trattava dunque per tale pratica. E quando da parte dei regii accettavasi che la regina potesse anche venire in corte[3], essa vi si ricusava, dicendo che più non si fidava di loro; d’onde nuove cagioni d’inasprimento. E se i favoriti si maneggiavano per ribellarle la città di Metz, ove la regina si era ritirata; dal canto suo essa spargeva voce che avrebbe messo a capo delle proprie forze il giovine duca d’Anjou, fratello del re: e così una parte e l’altra davano incentivi alla guerra, per la quale, in Francia, scriveva il Nunzio, «non può essere maggiore né più generale l’abborrimento»[4]), Il Nunzio allora riceveva istruzioni da Roma, di doversi interporre con ogni più efficace modo per la riconciliazione tra madre e figliuolo; e

  1. Stessa lettera.
  2. Stessa lettera.
  3. Lett. 1645, del 10 aprile,
  4. Lett. 1664, del 24 aprile.