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174 rassegna bibliografica

guardo all’età e all’innocenza del figliuolo»; e la osservare al segretario di Stato, come il Luynes procurasse d’impegnare il re nella guerra e rendere così impossibile ogni riconciliazione; l’Épernon e gli altri malcontenti, sotto il nome del re e della regina, volessero per tutte le guise trovare uno sfogo alle loro private passioni contro i favoriti.

Del principale dei quali, il Luynes, il Nunzio osservava: «che s’è lasciato accecar troppo dal favore anch’egli; e perciò, siccome s’è veduto che invece di fuggir l’esempio del maresciallo d’Ancre, l’ha imitato, e con un eccesso si grande anch’egli, d’aver tirato a sé tutto il governo; così ora si vede risuscitare quasi la guerra d’Ancre; onde molti vanno augurando a questa, il medesimo fine tragico per Luynes, che seguì nell’altra in persona d’Ancre». Era un augurio poco (mesto; ma pur troppo s’aveva a temere, che invece di quel fine tragico, se ne avesse a provocare la guerra; per la quale già si allestivano tre eserciti: l’uno comandato dal Re; l’altro in Guienna sotto il duca di Maine; il terzo in Champagne alla frontiera di Metz; alla guardia di Parigi avendo a rimanere il conte di Soison. Il Nunzio, in queste circostanze, giustizia vuole che sia riconosciuto dei suoi buoni ufficii; che invece di spingere all’armi, consigliava «che era meglio disporre le cose ad una negoziazione soave con la regina, e riconciliarsi con lei per quei mezzi che convenissero ad un figliuolo verso la madre»1. E il re osservandogli, «che voleva risentirsi nel modo che conveniva, contro quelli che perdevano a Sua Maestà il rispetto»; il Bentivoglio soggiungeva, «che perciò bisognava separar, prima d’ogni cosa, la regina da questi tali; ma che il voler separamela con l’artiglierie e con gli eserciti armati, non era il modo che doveva usare un figliuolo verso la madre»2. - S’aspettava intanto un manifesto della regina. Si aveva in esso a dimandare per prima cosa la liberazione di Condè; gli altri richiami vertendo «sopra il tenere i favoriti assediato il re, sopra il consumar le finanze, sopra l’aver corrotta la giustizia in diverse occasioni»3; e vi si dichia-

  1. Lett. 1600, del 6 marzo.
  2. Stessa lettera.
  3. Lett. 1603, del 6 marzo.