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rassegna bibliografica 161

zione delle sventure del P. Monod dicendo che egli «diede; in sè nuovo esempio al mondo della poca stabilità dei sostegni di corte, dove tanto meno l’uomo dura, quanto ha tempra più schiva e indipendente». Ed io per onorare la sua travagliata memoria vorrei sapere qui aggiungere una di quelle parole che vengono dal cuore e che allo storico non si disdicono punto.

Pare che l’egregio scrittore non intenda proseguire il suo lavoro. Io ne esprimo pubblicamente il mio rincrescimento; e lo esprimo con sincerità, quantunque la continuazione sua debba far dimenticare le cose ch’altri abbia scritto intorno ai regni successivi. Chi ci guidò sino al 1675 ha contratto, starei per dire, l’obbligo morale di condurci sino al 1817, anno col quale chiudonsi le ultime pratiche derivanti dai trattati di Vienna nel 1815, e dopo il quale incomincia un’altra era che i figli nostri racconteranno meglio di noi. Carità di patria comanda di darci compiuto il corpo di storia piemontese tuttora desiderato. Ora che per altra via, per altri pericoli, per meta ugualmente nobile ma più alta si sono affaticati e si affaticano i nostri passi, saldiamo il conto col passato irrevocabile:

Fuimus Troes, fuit Ilium et ingens Gloria Teucrorum.

Domenico Carutti.               




Wenzels von Luxemburg Wahl zum römischen Könige 1376. Eine historische Untersuchung von C. Höfler. Wien, 1869, 27 pag. 8vo.


La presente memoria, ristampata dagli Atti della classe filosofico storica dell’Accademia delle scienze Viennese, espone le varie fasi delle trattative per l’elezione in re de’ Romani del figlio di Carlo IV imperatore vivente il padre; elezione colla quale la casa di Lussemburgo tentò di tornare nell’antica via di successione quasi ereditaria alla suprema dignità, via dai Carolingi, Ottoni, Salici calcata, dagli Svevi non