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140 | rassegna bibliografica |
troversia può solo giovare un accurato esame dei documenti superstiti più recenti che si dicono papiracei e un raffronto dei medesimi con i più antichi in carta bambagina: ma le semplici citazioni non bastano a distruggere l’affermazione del Maffei, in favore della quale rimangono due argomenti: che l’allegato passo d’Eustazio è puramente negativo, e non vieta di credere che l’uso del papiro fosse cessato molto prima dei suoi tempi; e che, essendosi introdotta nel secolo x la carta di bambagia, e datole lo stesso nome che già a quella di papiro, «equivoco può facilmente nascere nelle menzioni che di papiro si trovassero dopo il novecento»1.
La più antica carta pergamena che possegga l’Italia, affermano concordemente i nostri diplomatisti, e per ultimo il signor Gloria, essere quella del 721 che si conserva nell’Archivio Ambrosiano di Milano: ma occorre rettificare quest’opinione, restituendo la priorità all’Archivio centrale di Firenze che ne possiede una originale, del 20 settembre 716, edita e illustrata dal Brunetti2.
Alla pergamena succedette la carta bambagina; a questa, l’altra di stracci di lino, sull’utilità della cui invenzione l’autore nostro dice giustissime parole. «Chi ben rifletta all’alto prezzo della pergamena, alla poca durata della carta di cotone, al basso prezzo della carta di lino, alla robustezza di questa, segnatamente nei primi tempi, non potrà disconoscere il grande benefizio che apportò alla società la scoperta della carta linea, non fosse altro per la divulgazione della stampa, sì vantaggiosa al progresso delle scienze e delle lettere». Rivendica poi all’Italia la gloria di avere, per la prima, dato opera alla fabbricazione di tale carta: la quale priorità è stata lungamente controversa; e i più s’accordavano (consenziente pure il Milanesi) di concederla alla Spagna, asserendo essere questa «la regione d’Europa dove si trovano i più antichi monumenti scritti in carta di lino; e
- ↑ Maffei, Istor Dipl., pag. 77.
- ↑ Cod. dipl. tosc., parte II, pag. 453-457. L’Archivio arcivescovile di Lucca ne possedeva una anteriore di tre anni alla fiorentina; ma da parecchi anni è perduta; e non se ne ha ora cognizione che per la stampa fattane nelle Mem. e Docum. per servire alla Storia di Lucca, Tomo V, parte II, pag. 4; dove è detta «la più antica pergamena originale d’Italia».