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«gnata da quella dei giorni» (pag. 206); ma ciò non toglie che «abbiamo esempi, massime dalla fine del secolo x, di mesi senza giorni» ( pag. 208 ). Queste cose erano state primamente notate dal Fumagalli, il quale fa risalire l’uso di contare i giorni secondo l’ordine moderno fino al vii secolo nelle carte francesi, e all’viii nelle italiane; e asserisce introdotto nel secolo ix l’altro modo di datare dal mese senza determinare il giorno, e conservatosi con molta frequenza per tutto il secolo x: dopo la quale epoca riapparve la data del giorno per calende, none e idi, frequentissima nel secolo xii1. A conferma delle precedenti notizie, non sarà discaro, spero, ai nostri lettori avere, alcuni esempi tratti dal più antico instrumentario dell’Archivio Senese, detto il Caleffo Vecchio. Esso contiene, del secolo x, tre documenti colla sola data del mese; dell’xi, due documenti datati al modo romano; del xii, cinque senza data, tredici colla data del mese entrante, due datati secondo lo stile moderno, e trentanove, per calende, none e idi: il quale ultimo modo è adoperato nella massima parte dei documenti del secolo xiii. E intorno al medesimo, vuolsi aggiungere una particolarità, sfuggita al nostro autore: che, cioè, talvolta, non però di frequente, si trovano tutti i giorni del mese datati dalle calende del mese venturo, senza tener conto delle none e degli idi: così in un documento senese del 1222, inserito a c. 144 t. del Caleffo Vecchio, il 15 ottobre, giorno degli idi, è indicato colla formula xviij kal. novembris; e un altro documento, fatto nel castello di Colonna Marittima, (che si conserva presentemente tra le carte provenute al R. Archivio di Stato dallo Spedale di Siena) porta questa data: mcccliij, ind. sexta, vigesimo kal. ottohris, secundum cursum Pisanorum: con che vuolsi significare il 12 di settembre, che i Romani più regolarmente indicavano colla formula pridie idus septembris.

La data dell’anno nei documenti, dopo il secolo vi, è computata secondo l’era cristiana introdotta da Dionigi il piccolo: la quale bensì ebbe vari principii; e i più comunemente usati furono o dall’Incarnazione, o dalla Natività.

  1. Istit. Dipl. II, 71-77.