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118 vita di domenico cirillo

Questi ritratti e i manoscritti salvati, benchè pochissimi, e le ricordanze dimostrano evidentemente quale e quanto amore il Cirillo sapesse specialmente inspirare ne’ suoi discepoli, fra’ quali non furon pochi quelli che lo continuarono a venerare anche dopo morte e in mezzo ai pericoli, come il Ricca, il De Renzi, il Mauri, il Carusi, il Mancini, Giuseppe Antonio Ruffa di Ricadi nelle Calabrie, e molti altri.

Dopo sessant’anni sorgeva senza timori e pericoli un busto scolpito da giovane scultore, collocato con altri tredici grandi cittadini ne’ portici della università, San Tommaso, Telesio, Campanella, Giannone, Gravina e Vico degli antichi, poi Caracciolo, Manthonè, Pagano, Massa, Conforti e la Eleonora Fonseca Pimentel.

Il ministro Giuseppe Natoli con civil sapienza dava il nome di convitto Cirillo al liceo di Bari nell’anno 1865, e un convitto Cirillo fu dalla città di Napoli aggiunto ad uno de’suoi licei, chiamando l’altro col nome di Giannone.


    Altro ritratto scopersi presso il signor Pagano, dilettante paesista: trovai tanta cortesia in quella casa, e bella e pronta su di un cavalletto la vecchia tela rianimata. E quale fu la mia sorpresa nel vedere un ritratto simile, similissimo a quello che avevo già visto in Santa Maria nella casa Ricca, il medesimo ovale, le medesime dimensioni, l’uguale cornice, la cravatta medesima col merletto, l’uguale tuono di colore, insomma la medesima mano, non vedendovi nessuna correzione, nessuno sforzo, nessuna leccatura, che sono gl’indizii invero di una copia.
    E dimandato della provenienza e delle tradizioni dell’artista, mi fu risposto che il padre loro signor Raffaele Pagano l’ebbe in dono dal ministro Medici, col quale fu in grande dimestichezza, e forse il Medici potè averli da quella Agnese che visse molti anni in casa Cirillo, dove la conobbe quel venerando vecchio ancora vivente il cavaliere Golia che allora aveva 15 anni.
    Il pittore de’ due ritratti uguali vuolsi che fosse stato il Mozzillo da Nola, il quale fu frescante del tempo; e infatti v’è quella esagerazione di tinte, propria de’ pittori di affreschi, sebbene non si scorga poi quel fare scuro e quasi sudicio e incerto del Mozzillo.
    Imperocchè di quei tempi godevan fama di ritrattisti eccellenti Tommaso Crosta ed il Palumbo, ai quali seguivano il Mozzillo ed il Bombo, e potrebbesi fare un confronto con un ritratto che il Crosta certamente fece del direttore allora dell’Accademia, il signor Mondo di Marcianise.
    Nel volume II delle Biografie degli uomini illustri del regno di Napoli pubblicato nel 1814 vedesi il ritratto del Cirillo intorno al quale si legge: Augusto