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108 | vita di domenico cirillo |
scrisse il Cantù nel suo libro pubblicato in Napoli nel 1864:
«Il medico Cirillo, uno de’ pochissimi che nelle rivoluzioni mirano solo al pubblico bene, idea manifestata egregiamente dal Cuoco, suggerì una casa di soccorso, nella quale versò quanto avea guadagnato nel lungo esercizio».
Fu grande incitamento a tutte le persone più virtuose, e in ogni quartiere si scelsero un cittadino e una donna, che godessero di stima pubblica e col nome onorevole di padri e madri de’ poveri e della patria andassero accattando per le case.
Il commessario francese Abrial, dice il Botta, creò un Direttorio, imitazione servile, ma ciò che l’ordine aveva in sè di cattivo, correggeva con le persone, uomini tutti migliori de’ tempi e di non ordinarie virtù.
E davvero il Cirillo fu superiore a’ tempi, sì per dottrina e sì per probità; talmentechè i suoi colleghi, i quali lo tenevano in tanto pregio, lo vollero presidente della Giunta legislativa.
Fu assai notevole la sua risposta all’Abrial nell’accettare il grave officio, riportata anche dal Colletta:
«È grande il pericolo, e più grande l’onore: io dedico alla repubblica i miei scarsi talenti, la mia scarsa fortuna, tutta la vita».
Ei fu l’ultimo presidente della repubblica, e col suo nome, a cui sottoscrisse il Segretario Di Tommaso, si pubblicarono varie leggi: «Su’ commissari del governo, a dì 21 di maggio; Su gli emigrati, del 28 di maggio; Su la sospensione dell’articolo VI della legge su’ tribunali per le 24 ore di arresto che si concedevano soltanto; Su la divisione de’ beni degl’insorti a favore dei danneggiati, del 29 di maggio; Su gli attentati, del 3 di giugno; Su la giunta rivoluzionaria, del 4».
La quale giunta fu preseduta da Domenico Pagano Vellone e composta di Rocco Lentini, Timoleone Bianchi,