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di reggio di calabria 75

maggiore. Egli sa, meglio di noi, e sanno gli studiosi medesimi, che il coraggio civile e la prima virtù dello storico; testimoni, per non dire di altri, Cornelio Tacito, il Machiavelli, il Guicciardini, il Varchi, il Segni. Non ci ammoniscono costoro col loro fatto che si può aver cuore ed ingegno da sollevarsi sopra le ignavie della propria età, e farsi banditori di virtù e di liberi veri anche fra uomini e sotto governi pessimi? Non scrisse il primo in un tempo che insieme colla libertà se n’era quasi andata la memoria1, e i secondi quando più prevaleva la tirannide medicea? E il buon Muratori, che sebbene pe’ tempi in che viveva, e per l’abito di ecclesiastico che vestiva, e per l’ingegno piuttosto rimesso che aveva, fosse di animo religiosissimo e di parte devota a’ principi ed a’ papi, si astenne egli forse dal notare le colpe degli uni e degli altri, e non fu anzi de’ vizi de’ chierici severo riprenditore?

Non intendiamo dire per questo che al Bolani facessero difetto nobiltà di sensi o amore di civili propositi, chè sappiamo lui non meno ottimo cittadino essere, che retto e independente gentiluomo. Ma importa, non per lui sì per altri, combattere un vezzo che oggimai, per la mutata disciplina degl’ingegni, ne garberebbe meglio vedere smesso nelle lettere, e più nelle storie; Vale a dire il vezzo di scusare e scusarsi colla prudenza, a proposito e fuori di proposito. Il qual costume se mettesse universalmente radice, addio storie e utilità di scriverle; meglio varrebbero le cronache e i frati che le accappucciarono. È la prudenza, non v’ha dubbio, molte volte avvedimento necessario al procedere, nè saremo già noi a contraddire; chè, come dicea Fontenelle «quando si ha la mano piena di verità, non si dee lasciarle uscire che ad una ad una». Ma ogni virtù ch’eccede diventa vizio; e piuttosto gli uomini messi in dignità dovrebbero guardarsi dalle male opere che le storie astenersi dal riferirle. Che se lo storico, più che della verità, dovesse curarsi di ciò che gli accatterà odio o pericolo, ei non sarebbe diverso da quel beghino che pel troppo badare al padre confessore perdè l’asino e la soma. Piuttosto ei muti mestiero, o lasci correre ad altri il palio, se assolutamente malagevole e quasi impossibile gli rendessero l’officio le difficoltà de’ tempi e de’ luoghi (e tale è forse il caso di chi scrive sul Sebeto e sul Faro); ovvero aspetti giorni migliori,

  1. .... memoriam quoque ipsam cum voce perdidissemus, si tam in nostra potestate esset oblivisci quam tacere.... Vita d’Agricola, in principio.